CALENDARIO DIDATTICO 2020/21

Inizio attività didattiche lunedì 26 ottobre 2020

Lezioni: ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17.00 alle 22.00

Masterclass 2021:  A partire da aprile 2021 si avvia il percorso di formazione aperta anche ai non iscritti all’Accademia Mediterranea dell’Attore. Ogni masterclass ha una durata di 30 ore da svolgersi in cinque giornisalvo modifiche  dal lunedì al venerdì.

  • Masterclass di canto e voce (aperto anche ai non allievi AMA) con Silvia Lodi dal 12 al 16 aprile 2021, ore 15-21. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass di recitazione (aperto anche ai non allievi AMA) con Marco Falcomatà dal 3 al 7 maggio 2021, ore 16-22 . Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass di clownerie (aperto anche ai non allievi AMA) con Robert McNeer dal 15 al 21 maggio 2021. Orari: Orari: 15 e 16 maggio, ore 16.00 – 21.00; dal 17 al 21 maggio, ore 16.00 – 20.00. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass sui linguaggi dell’arte contemporanea (aperto anche ai non allievi AMA) con Adrian Paci dal 26 al 30 maggio 2021, ore 15-21. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass (aperta anche ai non allievi AMA) con Maurizio Braucci dal 31 maggio al 4 giugno 2021, ore 15-21. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass di recitazione (aperto anche ai non allievi AMA) con Ippolito Chiarello dal 15 al 19 giugno 2021: orari: dal 15 al 18 giugno, ore 15-21; il 19 giugno, ore 10.00-16.00. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass (aperta anche ai non allievi AMA) con Silvia Gribaudi dal 21 al 25 giugno 2021, ore 15-21. Leggi in questa pagina il programma di lavoro
  • Masterclass sul corpo sonoro della voce (aperto anche ai non allievi AMA) con Chiara Guidi, date in corso di definizione, ore 15-21. Leggi in questa pagina il programma di lavoro

Gli incontri aperti al pubblico per la formazione culturale e gli incontri extra-curricolari con artisti e operatori del settore si svolgeranno durante la settimana in giorni, eventuali variazioni di orari verranno comunicati tempestivamente agli interessati.

Per informazioni su iscrizioni e anticipazioni per il nuovo anno consultare le sezioni news e bando

PROGRAMMI DI LAVORO

Barbara Toma Danza e Movimento

Ippolito Chiarello Recitazione Teatrale

Carla Guido Dizione

Silvia Lodi Voce e Canto

Marco Falcomatà Lettura e interpretazione dei testi

Robert McNeer Clownerie

Chiara Guidi Il corpo sonoro

Adrian Paci L’arte come esperienza

Silvia Gribaudi Il corpo danzante

Maurizio Braucci Scrittura cinematografica


Barbara Toma

Come guida dei corsi AMA sarà mio compito collaborare all’integrazione del lavoro con le altre guide allo scopo di sviluppare il potenziale espressivo del futuro attore e di liberare le sue capacità.

Per trasmettere un messaggio, comunicare un’emozione o raccontare una storia, le parole non sono l’unico strumento che abbiamo a disposizione, c’è una forma potente di linguaggio condivisa da tutto il genere umano e basata sui gesti e sulle espressioni: il non verbale. Il percorso didattico delle Tecniche della Danza, parallelo allo studio degli stili interpretativi, amplia le possibilità espressive attraverso le molteplici possibilità dello strumento del corpo.

Partiremo dalle tecniche della danza per lavorare sul senso di sé e la consapevolezza del proprio corpo in relazione allo spazio e agli altri. Lavoreremo sulla presenza scenica, l’ascolto di gruppo, l’abilità di organizzare istantaneamente il corpo, il suono e l’azione scenica, la memoria fisica e la capacità di lavorare su più livelli contemporaneamente (voce, corpo, testo, azione, interazione).

Per il primo anno il lavoro si concentrerà sulla dinamica di gruppo e il raggiungimento di un livello di tecnica omogeneo per tutta la classe. Per il secondo anno invece il lavoro sarà volto a perfezionare l’essere in scena e il lavoro dell’attore, cercando di mettere in risalto le capacità creative e i talenti individuali.

Di fondamentale importanza sarà lo sviluppo di una forte disciplina, dagli allievi mi aspetto il massimo impegno nello studio, grande autodisciplina e molto coraggio, qualità indispensabili per affrontare la complessità dei compiti dell’attore!

Il training comprende : esercizi di Resistenza fisica (importantissima nel lavoro in scena), tecniche di rilassamento, stretching, elementi di yoga, flying low tehcnique (lavoro a terra), contact improvisation, improvvisazione, composizione e interazione fisica volti a rafforzare una consapevolezza scenica, analisi del proprio movimento naturale, esplorazione della struttura corporea, ricerca di movimento, studio del ritmo, del fraseggio e della dinamica e studio della relazione tra suono/voce e movimento.


Silvia Lodi

Voci D’Aria

Scoprire la voce come estensione del proprio corpo, della propria anima. Emozionarsi coi suoni scoprendoli e ricercandoli nelle molteplici gradazioni di colore possibili. Tutto parte dal silenzio, dalla capacità dell’ascolto come possibilità di creare un incontro con gli altri. Il canto è una comunicazione armoniosa. Si parte da un lavoro fisico di base costruito attorno a semplici esercizi di respirazione, emissione, ritmo e armonia, per arrivare ad un lavoro individuale e di gruppo su intenzioni ed espressività attraverso semplici canti della tradizione popolare, italiani e internazionali e a piccoli testi poetici di autori contemporanei.


Marco Falcomatà

FOCUS SU PINTER Esplorare il rapporto tra personaggi pinteriani. Il fine laboratoriale sarà quello di affrontare il più grande autore del 900 e di conseguenza i suoi personaggi, attraverso il rispetto profondo dell’interiorità di ognuno di noi, entrando in quel territorio di apparente disorientamento, di varietà, grandezza, profondità che è lo stile Pinteriano, tentando di scoprire l’arte della sua parola teatrale. Altro aspetto fondamentale nella ricerca dei rapporti e dei personaggi è rappresentato dal silenzio, altra condizione molto presente nelle sue commedie. Silenzio che a mio modo di vedere esprime un’immagine chiara, profonda, sensibile che i personaggi devono custodire gelosamente. “è nel silenzio che, per me, i personaggi acquistano una maggiore presenza.” H.P. Una full immersion in cui tenteremo di avvicinarci con cautela all’interno del magico mondo Pinteriano.

I partecipanti lavoreranno su alcune scene, selezionate dal docente, tratte dai seguenti testi di Harold Pinter: L’amante; Vecchi tempi; Tradimenti; Il compleanno; Il custode.

I testi delle scene saranno inviati agli iscritti nei giorni precedenti alla masterclass.


Ippolito Chiarello

Testo di riferimento: IL NASO di Nikolaj Gogol

Le creature del racconto – la mia versione dei fatti. Mi sono chiesto cosa mi succederebbe se perdessi il mio naso, un naso anche importante il mio. Essendo un attore e un autore naturalmente è diventata una nuova piccola sfida da condividere con un pubblico. Il testo di Gogol è un ottimo punto di partenza per sviluppare questa sfida. Come raccontare la stessa storia con motivazioni e storie di vita diverse. Indagare le possibilità: la narrazione solitaria, la rappresentazione corale.

Scheda didattica generale

Il lavoro come obiettivo L’attitudine e l’ atteggiamento per fare il viaggio L’ascolto come metodo Le domande come ossessione La ripetizione consapevole delle pratiche come allenamento Lo scrivere come memoria del senso e del percorso L’attore e la storia come unico strumento Unicità della propria macchina attoriale Lo sguardo su quello che mi circonda come serbatoio L’unicità di ogni percorso di formazione legato alla guida La comunità come obiettivo

Sulla scorta di progetti di teatro collaudati e orientati in questi anni a ricreare una relazione sentimentale, privilegiata e necessaria con il pubblico e il nuovo pubblico, il pubblico che bisogna ri-conquistare, vorrei sviluppare un lavoro che, oltre alla pratica attoriale, si concentri anche, al fine di rendere questa pratica ancora più consapevole, sull’azione legata all’ambiente circostante: il pubblico, il quartiere, la città, l’educazione, il contatto, la relazione. Per educare nuovo pubblico per il teatro e per la vita di tutti i giorni.

Il mio lavoro parte, prima che dalla tecnica, che ha a che fare con tempi molto più elaborati e personali, da un lavoro sulla consapevolezza del dire e dell’agire e sulla scoperta delle specificità di ogni attore. Il lavoro è a tutto tondo e non ha delle materie suddivise e schematicamente scritte, ma si rifà a una mia esperienza diretta in questo lavoro.

In un’esperienza di formazione non ci sono delle “materie” da studiare, ma delle pratiche da scoprire e teorizzare. Pratiche che essenzialmente sono legate al “maestro” che le condivide.

Ogni esperienza è unica.

Si parte dalla riappropriazione delle proprie facoltà umane: dire, fare, sentire. Si parte alla ri-scoperta del proprio strumento di lavoro che è il corpo e si attraversano le pratiche per riusarlo nella dinamica della rappresentazione. Costruito il corpo attraverso pratiche ed esercizi per allenarlo, si ri-trova la voce di questa macchina attoriale. Nulla che non si sappia già fare. Bisogna solo imparare a smontare l’automatismo e usare tutte le nostre possibilità espressive con coscienza. Scoprire la propria “cifra” comunicativa è essenziale per non ridurre il lavoro a una mera accumulazione di tecnica che rende l’attore senza “carattere”.

Ci alleneremo lavorando, per raggiungere questi obiettivi, con la tecnica del monologo il primo anno e del dialogo nel secondo anno.


Carla Guido

Il corso di dizione comprende anche il percorso di consapevolezza vocale, poiché le due discipline sono inscindibili e necessitano della conoscenza assoluta della respirazione intercostale diaframmatica. Il programma prevede l’apprendimento delle regole fonetiche, fisiologia dell’apparato vocale e respiratorio. E ovvie esercitazioni. Il lavoro che si svolgerà sarà collettivo di supporto a quello individuale, poiché ogni essere parlante è unico e richiede quindi, uno studio e una tecnica preposti a migliorare l’arte della parola di ognuno.


Robert McNeer

Lunar Clowning

Il clown gode di un mondo di rapporti empatici che lo tiene fortemente presente al tessuto della vita. Per incoraggiare quest’empatia, utilizziamo diverse tecniche che preparano il corpo psicofisico del clown ad una percezione intuitiva dell’ambiente sociale e fisica.

A parte il lavoro sul palco definito “clownerie,” il nostro training apre all’attore la possibilità di non intrappolarsi nel punto di vista del ruolo, e sopratutto di superare i limite del giudizio e dell’auto giudizio. Quindi propone, non tanto un lavoro sulla tecnica, ma piuttosto metodi per tenere vivo un atteggiamento che apre alla libertà del gioco.

Alcuni semplici tecniche del massaggio ci aiutano ad approfondire la nostra percezione tattile dello spazio, mentre riscaldamenti fisici e giochi teatrali svegliano i muscoli fisici e immaginativi. Giochi  teatrali e di “specchio” stimolano i neuroni a specchio nonché la nostra visione periferica.

Il lavoro propone una serie di improvvisazioni, sia individuali che in gruppo, seguiti da feedback meticolosi. Con queste strutture esercitiamo la nostra abilità di dialogare, con la scena, nonché con il gruppo, in un modo oltre il solito cognitivo, sviluppando la nostra intelligenza emotiva, intuitiva, ritmica ed emotiva.


Maurizio Braucci

 SCRITTURA  CINEMATOGRAFICA

Obiettivo è quello di fornire gli strumenti utili per potenziare e affinare le proprie capacità artistiche nell’ambito della scrittura cinematografica.

Il programma di lavoro prevede lo sviluppo dei seguenti argomenti nell’ambito della sceneggiatura cinematografica: nascita dell’idea, il soggetto, la scaletta, il trattamento, la struttura e la  forma della sceneggiatura, descrizioni e dialoghi.

Gli allievi si eserciteranno, individualmente e collettivamente,  alla  scrittura di una personale  sceneggiatura.


Silvia Gribaudi

Silvia Gribaudi un’artista che unisce la danza all’ ironia e che al centro della ricerca del gesto mette il dialogo, la relazione e la presenza per essere perfomer. In questo seminario verranno esplorati: Il virtuosismo: come cambia nel tempo? Cosa è la presenza ? Come la danza cambia in base alla nostra presenza? Come rivitalizzare la propria fisicità con  l ’autoironia e la dinamicità della danza e dello humor?Come la danza fa rivivere nel gioco  la percezione del proprio corpo e del cambiamento ?Un laboratorio con Silvia Gribaudi per tutte le età dove il corpo in tutte le sue diversità e trasformazioni potrà attraversare l’esperienza della vitalità del movimento.


Chiara Guidi

Porremo l’attenzione al corpo sonoro della voce per esplorarne l’azione a partire dalla Pentesilea di Kleist. I timbri, i toni, le altezze, le intensità sono in sé un atto drammaturgico e, attraverso la “Tecnica molecolare”, cadremo nel corpo del testo: a morsi, strapperemo le varie parti della parola (sillabe, vocali, consonanti) per interpretare la forza tragica di Pentesilea.

In quei versi di passione e furore, dismisura e sfida di ogni regola, con l’ausilio di parole criptiche, Kleist dà voce a una riflessione complessa sul pensiero che nasce dal corpo e che trova nella voce quell’irraggiamento della carne fuori da se stessa.

Faremo esercizio perché solo nella pratica si può “interpretare” il suono della nostra voce e scoprire che nelle viscere esiste un cantare sottocutaneo che ci permette di ritrovare non l’aspetto esteriore dei significati ma la loro forma sempre pronta a un continuo e impossibile disvelamento.


Adrian Paci

L’arte come pratica e come esperienza. Il disegno e la pittura come tracce di un incontro e scontro con il mondo.

Premessa Il discorso dell’arte si carica di parole. Attraverso di esse cerchiamo di descrivere le pratiche, spiegare le intenzioni, esprimere i desideri, formulare un pensiero. Anche questa presentazione è fatta di parole… A volte si dimentica però che l’arte prende forma attraverso il suo linguaggio. Un artista non solo si esprime attraverso questo linguaggio dell’arte, ma pensa con gli elementi specifici del suo linguaggio. Il linguaggio dell’arte si elabora attraverso la pratica dell’arte. Deleuze parla del pensiero del film come un pensiero che prende forma attraverso i blocchi di immagini/tempo, Cezanne parla del pensiero in pittura. L’opera è un corpo, un organizmo vitale e non un contenitore di intenzioni espresse verbalmente in un foglio di carta. Questo corpo viene elaborato da chi lo costruisce ma anche percepito da chi lo fruisce, nella complessità delle sue sfumature dei suoi passaggi e delle sue pieghe.

Insegnare l’arte diventa un tentativo di attivazione di questa pratica aprendo la possibilità di riflettere e pensare attraverso lo sguardo, attraverso le mani e attraverso il corpo del materiale che prende forma. Nella vastità dei linguaggi dell’arte ho deciso di mettere a fuoco il disegno e la pittura come linguaggi da una parte essenziali, ma anche carichi di una lunga storia legata all’esperienza artistica.

1 – All’inizio c’era lo sguardo

Il primo organo che si attiva nell’esperienza pittorica è l’occhio. In un certo senso si può dire che si dipinge principalmente attraverso lo sguardo. Esercitare la pittura vuol dire prima di tutto esercitare l’occhio. Lo sguardo non ha solo la funzione di registrare i fenomeni che ha davanti, Lo sguardo seleziona, mette a fuoco, accarezza, si infiamma.

Imparare a disegnare o a dipingere vuole dire prima di tutto imparare a guardare. Guardare una forma, sentire il suo volume, percepire le sue linearità i suoi punti acuti e le morbidezze, la ricchiezza cromatica o il chiaroscuro; tutto questo è molto di più passa attraverso l’elaborazione e la sofisticazione della capacità di guardare.

Il guardare non è mai solo un guardare fuori, é anche un guardare dentro. E’ portare il fuori dentro di se così come tirare fuori la nostra interiorità in un processo dove l’occhio rimane la soglia di una relazione che non può essere solo meccanica, ma viene caricata di memorie e affetto, immaginazione e fantasia.

L’occhio si attiva davanti al mondo per ricevere i suoi segnali, ma con la stessa intensità e attenzione si guarda anche la materia con la quale si costruisce l’opera, il foglio, i segni, i colori , tutti elementi carichi di una potenzialità che richiama poi il gesto dell’artista per essere attivata e prendere forma nell’opera.

Testi da consultare: L’occhio e lo spirito, Marleau Ponty La conoscenza accidentale, Georges Didi-Huberman

2 – Le mani La materia si modella attraverso i nostri gesti. Le mani sono quelle parti del nostro corpo che ci permettono di relazionarsi fisicamente con la materia, di modellarla di plasmarla. Si entra nella pratica del disegno e della pittura “camminando” con le mani. Il lavoro manuale, la manualità è spesso etichettata come qualcosa di poco intellettuale, ma se usciamo da una visone ovvia e superficiale e vediamo il lavoro manuale non come un semplice esercizio di forza lavoro,

possiamo notare che nelle sue sfumature le mani riescono a trasmettere sensibilità, conoscenza e pensiero. Sappiamo tutti che c’è un linguaggio del corpo. Le mani ci permettono di entrare in una relazione corpo a corpo con il mondo per decifrare così il suo linguaggio, ma facendo così scopriamo anche il nostro corpo, impariamo ad ascoltare il suo linguaggio. Attraverso la pratica del disegno e della pittura si conosce la porosità corporea del mondo, ma si conosce anche il nostro corpo, cosi come il corpo della materia che stiamo mettendo in gioco.

L’opera diventa così il campo dove il corpo del mondo, il corpo della materia del lavoro e il nostro corpo si relazionano in un intreccio carico di fisicità e quello che rimane ne è la traccia. In questo intreccio le mani sono quelle che toccano, articolano, manovrano e perché no, pensano. Pensare con le mani diventa così non possibile ma necessario per un esperienza completta dell’opera d’arte.

Testi da consultare: L’uomo artigiano, Ricchard Sennett

3 – Raccontare

L’arte non è solo una produzione estetizzante di oggetti e artefatti. Essa nasce da esperienze e genera esperienze. In quest’ottica l’opera diventa un veicolo di racconto. L’artista si presenta come il testimone di qualcosa di cui ha fatto esperienza e ce la racconta attraverso l’opera. Il racconto dell’arte non è mai un semplice passaggio di informazioni. L’artista non racconta i fatti ma lo stupore che essi suscitano. L’arte diventa un modo per dare forma all’incontro con l’altro. Non è l’incontro con l’uguale ma l’incontro con l’altro che produce esperienza e l’arte si attiva per raccontare le tensioni e le attrazioni di questo incontro.

La pratica dell’opera segna il passaggio di questa esperienza nel linguaggio attraverso il racconto. Raccogliere la complessità di un esperienza, riconoscere le sue potenzialità e portarle nel linguaggio per far si che l’opera stessa diventi una presenza che evochi l’esperienza, questo potrebbe essere il compito di un racconto.

Testi da consultare: Il Narratore, Walter Benjamin, Il Fuoco e il Racconto, Giorgio Agamben

Il Linguaggio dell’altro, Buyng Chul-Han

CALENDARIO DIDATTICO 2019/20

Con piacere l’Accademia Mediterranea dell’Attore e Calasanzio Cultura e Formazione comunicano che il corso biennale per attori, sospeso a causa dell’emergenza sanitaria, riprenderà secondo le modalità della formazione a distanza a partire dal 18 maggio, ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 18 alle ore 21. Le lezioni consentiranno agli allievi già iscritti all’anno accademico 2019/2020 di completare la formazione biennale. Per ulteriori informazioni: info@accademiaama.it Inizio attività didattiche mercoledì 16 ottobre 2019 ore 17-20 mercoledì 16 ottobre 2019 ore 17-22 / SILVIA LODI venerdì 18 ottobre 2019 ore 17-22/ SILVIA LODI mercoledì 23 ottobre 2019 ore 17-22/ IPPOLITO CHIARELLO venerdì 25 ottobre 2019 ore 17-22/ IPPOLITO CHIARELLO mercoledì 30 ottobre 2019 ore 17-22/ IPPOLITO CHIARELLO La comunicazione sul calendario delle lezioni successive sarà trasmessa direttamente agli allievi. Di seguito gli aggiornamenti sui seminari e i workshop aperti anche agli esterni dal 21 al 25 GENNAIO 2020 ore 16-22 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON CHIARA GUIDI dal 29 giugno al 3 luglio 2020 ore 16-22 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON MARCO MANCHISI dall’ 27 al 31 LUGLIO 2020 ore 16-22 (orari da confermare)  /SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON ROBERTO LATINI

PROGRAMMI DI LAVORO

di Chiara Guidi
  1. LA VOCE IN UNA FORESTA DI IMMAGINI INVISIBILI
Laboratorio sulla tecnica molecolare della voce Il laboratorio indagherà sulla relazione tra il suono della voce e quello delle parole che vengono pronunciate. La mia attenzione va innanzi tutto alla voce in sé, per scoprirla, per farne suonare tutti i timbri e i toni che possiede, prima di entrare nella dimensione della parola e vedere come è fatta e a cosa allude. Credo che attraverso il potere del suono della voce si possa creare uno spazio in teatro dove, anche a occhi chiusi, lo spettatore riesca a vedere i colori, le forme, gli oggetti e le figure. Cerco la musica, e non il significato delle parole, perché in essa esiste un cantare sottocutaneo dove l’incanto della voce permette di ritrovare, in ritardo, tutto il significatosospeso. L’attore è chiamato a fabbricare le parole e a metterle in risonanza con quanto lo circonda, affinché lo stesso spazio circostante possa rispondere, e cantare. La mia ricerca parte da qui: un’idea di voce come materia che posso toccare, per sapere sempre dove la voce si trova. 2. RELAZIONE SULLA VERITÀ RETROGRADA DELLA VOCE Lettura drammatica di Chiara Guidi con la partecipazione degli allievi (finale di laboratorio) Sto affinando una tecnica vocale basata sull’imitazione di tutto quello che è possibile udire con orecchio umano.La vastità enciclopedica di tutti i fenomeni sonori della terra la percepisco e la tratto come un insieme di note e di intervalli di una sinfonia che quotidianamente mi sforzo di ascoltare, imitare e trascrivere su una personale partitura musicale, con notazioni di nuovo conio, utili a fare ordine nella memoria e a essere riprodotte.Ho chiamato questa tecnica “molecolare”, perché soltanto un approccio microscopico consente di delimitare il profilo sonoro degli elementi presi in esame. Cercando di imitare alcune piccole particelle sonore della terra, la voce assume la consistenza di un corpo, un corpo sottile che, muovendosi sulle parole, evoca immagini: una foresta di immagini invisibili come una partitura di timbri e toni. Il testo della lettura drammatica è in parte contenuto nel volume La voce in una foresta di immagini invisibili (Nottetempo, 2017)
di Roberto Latini L’ATTORE SENZA SPETTACOLO La Masterclass di Roberto Latini si compone attraverso teorie e pratiche sui modi, i tempi, i ritmi e i percorsi possibili dell’arte teatrale. L’attore, ammesso ai concetti fondamentali di ascolto e relazione, è invitato all’appuntamento-teatro, nella consapevolezza e nella coscienza del proprio sentire, della sensazione, del sembrare. Il teatro è un invito, continuo, all’indefinizione. Il teatro non è rappresentazione. È immaginazione. La qualità del dire, la qualità del silenzio che ogni testo produce, la qualità dei livelli di comunicazione e la sua incontrollabile velocità progressiva, sono gli ambienti dentro i quali verrà chiesto agli iscritti di produrre materiale in forma di esercizi. C’è bisogno di una coscienza costante e attenta, che tenga nella meraviglia del non previsto. Il Teatro accade senza strategia possibile, ma nella disponibilità e nell’accoglienza. L’attore in scena non agisce, reagisce.
di Marco Manchisi ALLA RICERCA DELLA PROPRIA MASCHERA Questo laboratorio parte dal lavoro dell’uomo alla ricerca del suo attore – maschera. Un viaggio dalla propria spontaneità alla maschera, ricercando l’animalità del carattere che nasce. La creazione di un personaggio, il suo corpo, i suoi gesti, le sue parole, al servizio della scena. Maschera e spazio scenico come un tutt’uno. Le maschere che verranno utilizzate sono quelle costruite dal maestro artigiano Stefano Perocco di Meduna. Linee di lavoro – L’uomo, l’attore e il personaggio. La ricerca della maschera. – Training di riscaldamento e di rilassatento. Punti di tensione e di abbandono. – Identificazione e relazione con lo spazio scenico. L’assolo e il coro. – Ritmo e musicalità. La musica del proprio corpo. – La quotidianità e l’extraquotidianità. Raccontare con i gesti. – Servi e padroni. Codici, mprovvisazioni e brevi partiture.
di Ippolito Chiarello Come presentarsi davanti a un pubblico e avere l’autorevolezza e la consapevolezza del poter e voler comunicare qualcosa. Comunicare senso, emozione, presenza, forza. Diventare opera e non solo strumento di “rappresentazione”. Il percorso dall’essere persone, poi attori o attrici e dunque la possibilità di diventare creature nuove alle quali fornire la propria benzina. Diventare, ma restare se stessi. Consapevolezza di tutto quello che vogliamo far accadere. Tenendo conto di questi principi lavoreremo allenandoci alla forma del monologo e del dialogo e sperimenteremo ogni giorno la possibilità di improvvisare collettivamente, mettendo in relazione tutte le creature, nelle varie fasi e livelli di crescita individuale. Le domande fondanti saranno: CHI SONO? DOVE SONO? COSA VOGLIO DIRE? A CHI LO VOGLIO DIRE? PERCHÉ LO VOGLIO DIRE? Useremo come terreno testuale per il nostro lavoro la commedia brillante di William Shakespeare MOLTO RUMORE PER NULLA.

CALENDARIO DIDATTICO 2018/19

mercoledì 24 ottobre 2018 ore 17-20 / BARBARA TOMA  |  ore 20-22/  SILVIA LODI venerdì 26 ottobre 2018 ore 17-19/ CARLA GUIDO | ore 19-22 MARCO FALCOMATA’ mercoledì 31 ottobre 2018 ore 17-19/ BARBARA TOMA | ore 19-22 /  SILVIA LODI La comunicazione del calendario delle prossime lezioni riservate agli allievi prosegue con la trasmissione diretta agli interessati. Di seguito gli aggiornamenti sui seminari e i workshop aperti anche agli esterni dal 3 al 7 NOVEMBRE 2018 ore 16-22 / WORKSHOP INTERNAZIONALE CON RADEK RYCHCIK dal 17 al 21 DICEMBRE 2018 –  ore 16-22 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON ROBERTO ANGLISANI dal 25 al 29 MARZO 2019 –  ore 16-22 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON ROBERTO CASTELLO dal 5 al 10 APRILE 2019 –  ore 16-22 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON SILVIA PASELLO

 PROGRAMMI DI LAVORO

di Roberto Castello SIMULTANEITÀ FRA AZIONE E PENSIERO CREATIVO   La storia dell’arte è la storia della rappresentazione dei corpi, del come si è evoluta la capacità di produrre narrazioni anche grandi e complesse attraverso la loro sola raffigurazione. La coreografia è il suo corrispettivo tridimensionale e diacronico: un sistema di comunicazione complesso che intrecciando il piano visivo con quello sonoro conduce lo spettatore attraverso un territorio linguistico unico in cui il corpo è al tempo stesso l’attore e l’oggetto della rappresentazione. Il seminario con Roberto Castello consisterà in un lavoro intensivo sulla concentrazione, sull’ascolto e sull’esercizio della simultaneità fra azione e pensiero creativo. Scrive Roberto Castello: Il pensiero non aiuta chi sta danzando, lo osservava Nietzsche, e lo sa per esperienza chiunque abbia sperimentato cosa significhi abbandonarsi al movimento. Quando si afferra al volo un bicchiere scivolato di mano, l’azione precede la consapevolezza dell’agire. Nell’emergenza ci si muove con rapidità, esattezza e naturalezza. Improvvisare è fare appello a questo tipo di intelligenza per trasformare il corpo in uno strumento creativo che genera azioni, nello stesso modo in cui uno strumento musicale genera suoni, o un pennello colori e forme.
di Silvia Pasello LA VOCE IN ASCOLTO La questione della presenza “La parola chiave è per me “risonanza”, e ha a che fare con la qualità del testo e con il rapporto dell’attore con il testo. Quando un autore è realmente alla ricerca, fa un lavoro di sottrazione, lascia cadere molte parole fino quando non trova qualcosa. Nessuna sua frase resta così chiusa in se stessa ma nasconde una risonanza. E un buon attore, un attore sensibile, è una cassa di risonanza: è in grado di lasciar entrare in sé il testo, di lasciarlo risuonare per poi passare dalla bocca. Quando un attore è in grado di riconoscere questa risonanza, sa bene che, nonostante le apparenze, ogni volta che recita uno stesso brano non sarà mai una ripetizione, ma una nuova scoperta. Per l’attore e per il regista una scrittura che contiene questa capacità di risuonare è un terreno sempre nuovo da esplorare… (P. Brook) Nel lavoro dell’attore, la questione della voce riguarda l’azione che la sostiene. Questa “azione” è principalmente interiore. La dimensione dell’ascolto diventa perciò fondamentale.
Nell’incontro si cercherà di affrontare il tema del lavoro vocale, coniugandolo alle domande relative alla presenza scenica, cioè a quella condizione che precede, accompagna e riverbera ogni gesto performativo. Ci occuperemo della condizione  che permette il processo creativo, che permette l’accadimento nell’abbandono di ogni volontà di “riuscita”. Le esercitazioni utili al nostro lavoro saranno principalmente tre: Un lavoro sull’ascolto e l’esecuzione di alcune posizioni fisiche di allungamento. Esercizi di tecnica vocale Si chiede ai partecipanti di portare un breve testo, che può essere scelto tra un materiale poetico o di prosa.
di Roberto Anglisani L’Arte del racconto Seminario pratico intensivo sulla narrazione orale “(. . .)All’inizio il narratore non cambia la realtà apparente. Gli spettatori sono là, lui è là, lo guardano. Poi con il suo sguardo, con tutti gli aspetti normali, simpatici e sopratutto vitali della sua personalità instaura una relazione diretta con il pubblico: da questo momento può evocare qualsiasi cosa. Con la voce, con la parola, con il gesto può evocare un esercito, può evocare un numero infinito di persone, di luoghi, immagini di ogni sorta. Può passare dall’esterno all’interno di un personaggio, di una situazione e, cosa ancora più straordinaria, ha una libertà assoluta in rapporto allo svolgimento del tempo” (Peter Brook) Il lavoro sulla narrazione che voglio proporvi è un lavoro pratico, concreto. Se narrare è produrre visioni nella mente di chi ascolta, occorre che il narratore, per primo, sia capace di “vedere” per “far vedere quello che non c’è”. ALCUNE TEMATICHE DI LAVORO: – VEDERE PER NARRARE: introduzione alla narrazione attraverso un diverso modo di vedere ciò che ci circonda. – VEDERE L’INVISIBILE: vedere ciò che è invisibile e farlo vedere agli altri. – ANALISI DEL RACCONTO: le arcate drammaturgiche. – L’USO DEL TEMPO: tempi e stili diversi di narrazione. – L’IMMAGINE E LA PAROLA: come trasferire in oralità un’immagine – LE TECNICHE SPECIFICHE DELLA NARRAZIONE: il ritmo – il corpo – la voce – i sensi.
di Radek Rychcik La poetica della vergogna Cari partecipanti al workshop! Non vedo l’ora di potervi incontrare e conoscere, attendo con gran piacere ed eccitazione questa possibilità. Ci aspettano giorni interessanti e intensi, fatti di incontri umani e di comune lavoro. Il tema che affronteremo è particolarmente delicato, complesso, problematico nella sua analisi: LA VERGOGNA. Cos’è? È un’emozione, un sentimento, difficile da esprimere e da sintetizzare in una forma artistica. Cercheremo di trovare parole, gesti, figure per esprimerci attraverso dibattiti, esercizi ed improvvisazioni. Vi invierò pensieri e impressioni che spero siano fonte d’ispirazione per il nostro lavoro. Leggete attentamente, nonostante sia solo una “fonte primordiale”, giacchè i temi che toccheremo nel corso del workshop saranno la vergogna privata e quella pubblica/nazionale, il significato della parola “vergogna” in quanto tale, la maschera sociale che una volta tolta genera vergogna. Ci confronteremo anche sul tema delle nostre storie e culture. Ho per voi anche tre domande fondamentali, vorrei ricevere le vostre risposte entro martedì 30 ottobre, in modo da potermi preparare al meglio prima del 3 novembre. Il primo giorno di lavoro discuteremo insieme delle vostre risposte, per questo vi prego di essere puntuali, e soprattutto di rispondere in maniera profonda, sincera, intima. Non c’e’ un limite minimo o massimo, potete rispondere come e quanto volete.
  1. Di cosa ti vergogni o ti sei vergognato/a maggiormente?
  2. Di cosa si vergogna la tua famiglia?
  3. Di cosa si vergogna la tua Nazione?
Entro il 3 novembre vorrei anche che:
  • Guardaste il film Elephant man di David Lynch. È facilmente recuperabile
  • Leggeste quanto più possibile il saggio “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes. Ho controllato con Jakub Porcari, che mi assisterà nel lavoro: è disponibile in forma gratuita come e-book in formato pdf su internet.


CALENDARIO DIDATTICO 2017/18

mercoledì 25 ottobre 2017 ore 18-21 apertura anno accademico/ IPPOLITO CHIARELLO e BARBARA TOMA dal 12 al 14 DICEMBRE 2017 – ore 16.30 – 22.30 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON FLAVIO ALBANESE dal 12 e 13 GENNAIO 2018 – ore 17.00 – 22.00 (venerdì) – 15.30- 20.30 (sabato)/ SEMINARIO CON MARINELLA ANACLERIO (riservato allievi) dal 15 al 19 GENNAIO 2018 – ore 16.00 – 22.00 (solo lun 15 ore 17-21)/ SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON GABRIELE  VACIS dal 16 al 20 APRILE 2018 – ore 16.30 – 22.30 / SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON SIMONA GONELLA dall’8 al 12 MAGGIO 2018 – ore 15.30 – 22.30/ SEMINARIO INTENSIVO APERTO CON MASSIMILIANO CIVICA

 PROGRAMMI DI LAVORO

di Flavio Albanese 

Commedia dell’Arte: la maschera – la tradizione – l’attore

L’analisi del mio lavoro di attore e di regista per diversi anni, mi spingere a credere nella Commedia dell’Arte come una base pedagogica dell’arte della recitazione. La tecnica è semplice, ma ciò che rende questo lavoro inimitabile è l’universalità del suo linguaggio. Il Laboratorio è dedicato alla scoperta, all’uso e alla tecnica delle maschere nella Commedia dell’Arte in modo molto pratico ed immediato avendo come riferimento il testo “Il servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Lo stage è diviso in due momenti uno di studio tecnico e uno di pratica di “recitazione all’improvviso”. Si studieranno alcune tecniche dell’uso della maschera, i caratteri e le stilizzazioni: Servi (Zanni, Arlecchino, Brighella etc.), Vecchi (Pantalone e Dottore), Capitani e Innamorati. In base alle caratteristiche del gruppo di lavoro si studieranno e si metteranno in scena anche alcune scene del testo di Goldoni “Il servitore di due padroni” o alcuni canovacci. Le maschere di cuoio saranno messe a disposizione per le prove pratiche. I partecipanti dovranno indossare abbigliamento comodo, neutro e di colore chiaro.

di Ippolito Chiarello

Linee programmatiche e di senso del corso

Il lavoro come obiettivo L’attitudine e l’atteggiamento per fare il viaggio L’ascolto come metodo Le domande come ossessione La ripetizione consapevole delle pratiche come allenamento Lo scrivere come memoria del senso e del percorso L’attore e la storia come unico strumento Unicità della propria macchina attoriale Lo sguardo su quello che mi circonda come serbatoio L’unicità di ogni percorso di formazione legato alla guida La comunità come obiettivo Sulla scorta di progetti di teatro collaudati e orientati in questi anni a ricreare una relazione sentimentale, privilegiata e necessaria con il pubblico e il nuovo pubblico, il pubblico che bisogna ri-conquistare, vorrei sviluppare un lavoro che, oltre alla pratica attoriale, si concentri anche, al fine di rendere questa pratica ancora più consapevole, sull’azione legata all’ambiente circostante: il pubblico, il quartiere, la città, l’educazione, il contatto, la relazione. Per educare nuovo pubblico per il teatro e per la vita di tutti i giorni. Il mio lavoro parte, prima che dalla tecnica, che ha a che fare con tempi molto più elaborati e personali, da un lavoro sulla consapevolezza del dire e dell’agire e sulla scoperta delle specificità di ogni attore. Il lavoro è a tutto tondo e non ha delle materie suddivise e schematicamente scritte, ma si rifà a una mia esperienza diretta in questo lavoro. In un’esperienza laboratoriale non ci sono delle “materie” da studiare, ma delle pratiche da scoprire e teorizzare. Pratiche che essenzialmente sono legate al “maestro” che le condivide. Ogni esperienza è unica. Si parte dalla riappropriazione delle proprie facoltà umane: dire, fare, sentire. Si parte alla ri-scoperta del proprio strumento di lavoro che è il corpo e si attraversano le pratiche per riusarlo nella dinamica della rappresentazione. Costruito il corpo attraverso pratiche ed esercizi per allenarlo, si ri-trova la voce di questa macchina attoriale. Nulla che non si sappia già fare. Bisogna solo imparare a smontare l’automatismo e usare tutte le nostre possibilità espressive con coscienza. Scoprire la propria “cifra” comunicativa è essenziale per non ridurre il lavoro a una mera accumulazione di tecnica che rende l’attore senza “carattere”. Ci alleneremo lavorando, per raggiungere questi obiettivi, con la tecnica del monologo, del dialogo, della esposizione poetica e dell’analisi del testo.

di Massimiliano Civica

Il mestiere della recitazione

C’è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c’è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d’azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro. Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l’evento del teatro. L’attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione. Il laboratorio porrà l’attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico. Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore. Su questi fondamentali si eserciteranno i partecipanti al laboratorio, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico ed alla direzione dei loro sguardi; infine lo studio sulla costruzione di un racconto scenico efficace e coerente attraverso la realizzazione di breve improvvisazioni guidate, sviluppando  la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l’efficacia e la coerenza del proprio agire spettacolare. Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.


di Simona Gonella

Analisi e preparazione di un testo

Il seminario si prefigge lo scopo di fornire strumenti utili agli allievi attori per analizzare un testo teatrale di modo da avere maggiore autonomia nella preparazione del personaggio e di allenare la componente dell’attore autore consapevole della propria presenza in scena. Non mancheranno spunti per quanti vorranno sperimentarsi come registi.

Gli allievi lavoreranno su un testo teatrale comune scelto dalla docente con esercitazioni pratiche in aula e compiti a casa. Ogni allievo riceverà una lettera contenente l’indicazione del testo scelto e i compiti preliminari da svolgere prima dell’inizio delle lezioni.

Nei giorni del seminario ci confronteremo dapprima:

  • sulla comprensione del contesto storico e della poetica e biografia dell’autore
  • sulla struttura profonda del testo e la relativa analisi di motori, punti di svolta, andamenti ritmici
  • sull’analisi dei personaggi, delle azioni, dello spazio

In una seconda fase si esploreranno alcuni esercizi pratici di studio:

  • del personaggio e della sua realtà storica, fisica ed emotiva
  • della relazione fra personaggi, temi e spazio
  • di alcune scene con esercizi di improvvisazione, proposte creative e strumenti di analisi delle battute

Oltre al consueto abbigliamento comodo è richiesto di lavorare con scarpe tipo ginnastica leggere (no piedi nudi).

È fondamentale e imprescindibile eseguire tutti i compiti preliminari.

Un testo di riferimento Introduzione alla regia teatrale di Simona Gonella, Dino Audino Editore, che contiene alcuni degli esercizi che esploreremo insieme.


di Gabriele Vacis

    Interpretare e raccontare.

    Un laboratorio per imparare a raccontare le proprie storie, attraverso le tecniche della narrazione teatrale

    Nel laboratorio racconterai le tue storie: quella volta che hai avuto veramente paura. Quella volta che ti sei trovato di fronte la bellezza. Quella volta che sei riuscito a dire a tuo padre che… Assolutamente niente opinioni, solo storie, racconti che poi vengono unificati in una drammaturgia.

    Si tratterà di ASCOLTARE. Ascoltare gli altri ma anche sé stessi.

    Si tratterà di GUARDARE. Il mondo ma anche il proprio corpo. Perché è con il corpo che si fa drammaturgia. Intrecciando frammenti di vita.

    L’accostamento di racconti genera scintille di senso imprevedibili.

        Che differenza c’è tra le parole scritte per essere lette e le parole scritte per essere dette? In italiano si dice recitare, ma in inglese si dice to play, come giocare.

    Un laboratorio per imparare a giocare con le parole dei grandi autori.

    Interpretare è come respirare. Non puoi farne a meno.

    Platone diceva che la parola scritta, se interrogata, maestosamente tace. Quindi sei tu che devi valutare, giudicare le parole che devi pronunciare. E assumerti la responsabilità di attribuire loro dei caratteri. Ma cosa sono questi “caratteri” che dovrai attribuire al testo? Principalmente tre: il ritmo, il tono, il volume. Semplificando un po’ potremmo dire che interpretare significa scegliere le combinazioni di ritmo/tono/volume che attribuirai a ogni singola parola, a ogni gesto.

Quest’anno per il Seminario AMA si lavorerà sul testo CUORE di Edmondo De Amicis. La scheda completa sarà inviata via email agli interessati scrivendo a info@accademiaama.it