CALENDARIO

venerdì 2 DICEMBRE – 18.00-21.00 / BARBARA TOMA

sabato 3 DICEMBRE  – 14.00-20.00 / BARBARA TOMA

venerdì 9 DICEMBRE – 18.00- 21.00 / SILVIA LODI

sabato 10 DICEMBRE – 14.00-16.00 / CARLA GUIDO – 16.00-20.00 / IPPOLITO CHIARELLO

dal 16 al 20 DICEMBRE – 16.30 – 22.30 / SEMINARIO INTENSIVO CON ALEKSANDAR POPOVSKI


CALENDARIO DIDATTICO – PRIMO ANNO

Il primo anno gli allievi lavoreranno con due guide, Barbara Toma e Ippolito Chiarello, che li accompagneranno per tutto l’anno nel percorso di formazione attraverso il training dell’attore e l’approccio alla lettura e interpretazione teatrale di testi e autori. Ippolito Chiarello curerà in particolare la regia del percorso di studio e creazione. Le due guide saranno affiancate dalla docente di dizione, Carla Guido .

Sono previsti sei seminari intensivi di perfezionamento della durata di 30 ore ciascuno (6 ore per cinque giorni) con i seguenti docenti e esperti in specifici ambiti disciplinari:

 

Silvia Lodi –Canto e Voce 15 – 19 novembre

Marina Spada –Recitazione cinematografica 24 – 28 gennaio

Giorgia Maddama –Teatro-danza7 – 11 febbraio

Flavio Albanese –Teatro7 – 11 marzo

Mario Perrotta –Teatro4 – 8 aprile

Marinella Anaclerio –Teatro2 – 6 maggio

 


CALENDARIO DIDATTICO – SECONDO ANNO

Per il secondo anno del corso gli allievi lavoreranno con due guide, Barbara Toma e Tonio De Nitto, che li accompagneranno per tutto l’anno nel percorso di formazione attraverso il training dell’attore e l’approccio alla lettura e interpretazione teatrale di testi e autori e cureranno la regia del percorso di creazione dello spettacolo finale.

Le due guide saranno affiancate dalla docente di dizione, Carla Guido.

Per il secondo anno sono previsti sei seminari intensivi di perfezionamento della durata di 30 ore ciascuno (6 ore per cinque giorni) tenuti dai seguenti docenti:

Aleksandar Popovski –Teatro – 18-22 dicembre

Daria Deflorian –Teatro – 17-21 gennaio

Gabriele Vacis –Teatro 14-18 febbraio

Maria Cassi – Teatro – 28 marzo-1 aprile

Serena Sinigaglia –Teatro 2-6 maggio

Michele Abbondanza –Teatro-danza – 27 febbraio-2 marzo

 



 PROGRAMMI DI LAVORO


di Gabriele Vacis

Interpretare e raccontare.

Un laboratorio per imparare a raccontare le proprie storie, attraverso le tecniche della narrazione teatrale

Nel laboratorio racconterai le tue storie: quella volta che hai avuto veramente paura. Quella volta che ti sei trovato di fronte la bellezza. Quella volta che sei riuscito a dire a tuo padre che… Assolutamente niente opinioni, solo storie, racconti che poi vengono unificati in una drammaturgia.

Si tratterà di ASCOLTARE. Ascoltare gli altri ma anche sé stessi.

Si tratterà di GUARDARE. Il mondo ma anche il proprio corpo. Perché è con il corpo che si fa drammaturgia. Intrecciando frammenti di vita.

L’accostamento di racconti genera scintille di senso imprevedibili.
Cominceremo interrogando i grandi autori del passato: l’autore più antico: Eschilo. Quello più famoso: Shakespeare.

Come dire le cose che hanno scritto?

Che differenza c’è tra le parole scritte per essere lette e le parole scritte per essere dette? In italiano si dice recitare, ma in inglese si dice to play, come giocare.

Un laboratorio per imparare a giocare con le parole dei grandi autori.

Interpretare è come respirare. Non puoi farne a meno.

Platone diceva che la parola scritta, se interrogata, maestosamente tace. Quindi sei tu che devi valutare, giudicare le parole che devi pronunciare. E assumerti la responsabilità di attribuire loro dei caratteri. Ma cosa sono questi “caratteri” che dovrai attribuire al testo? Principalmente tre: il ritmo, il tono, il volume. Semplificando un po’ potremmo dire che interpretare significa scegliere le combinazioni di ritmo/tono/volume che attribuirai a ogni singola parola, a ogni gesto.


 

 

di Silvia Lodi 

VOCI D’ARIA – Stage intensivo di Voce/Canto

Scoprire la voce come estensione del proprio corpo, della propria anima. Emozionarsi coi suoni scoprendoli e ricercandoli nelle molteplici gradazioni di colore possibili. Tutto parte dal silenzio, dalla capacità dell’ascolto come possibilità di creare un incontro con gli altri. Il canto è una comunicazione armoniosa. Si parte da un lavoro fisico di base costruito attorno a semplici esercizi di respirazione, emissione, ritmo e armonia, per arrivare ad un lavoro individuale e di gruppo su intenzioni ed espressività attraverso semplici canti della tradizione popolare, italiani e internazionali e a piccoli testi poetici di autori contemporanei.


di Marina Spada

Il programma è utile per prepararsi a un provino e  consiste nel proporre brevi dialoghi (8/10 battute) a coppie di attori. Gli attori spesso si scambiano nelle coppie per provare anche nuove sfumature proprie di ognuno degli attori e di conseguenza entrambi si trovano a fronteggiare nuovi input. Gli ultimi 2 giorni saranno dedicati a lavorare su un monologo tratto da un film. Lo specifico di questo corso consiste nel mettere gli attori su un set, simulato. Gli attori vengono ripresi e di conseguenza si possono rivedere e risentire. In questo modo sperimentano direttamente la resa della propria voce e dei propri movimenti ed acquisire man mano consapevolezza della propria presenza e dei propri errori davanti alla telecamera.


di Giorgia Maddama 

CORPO E MOVIMENTO

La finalità del corso di movimento teatrale e coreografia proposto da questa Accademia  sarà  quella di guidare i giovani verso la scopertadel proprio corpo e l’intuizione delle sue infinite possibilità espressive, dell’ampia gamma di emozioni che possono scaturire da un semplice gesto, dalla sua purezza, semplicità e verità. Si partirà offrendo agli allievi gli strumenti necessari e le conoscenze primarie per “ascoltare” il proprio corpo, percepirlo ed utilizzarlo come mezzo di epressionedella propria sensibilità.

Lo studio tecnico dei principi basilari del movimento sarà il nostro punto di partenza: tecnica come strumento fondamentale per il raggiungimento di conoscenza e consapevolezza della potenzialità motoria ed espressiva del corpo.


di Flavio Albanese 

Commedia dell’Arte: la maschera – la tradizione – l’attore

L’analisi del mio lavoro di attore e di regista per diversi anni, mi spingere a credere nella Commedia dell’Arte come una base pedagogica dell’arte della recitazione.

La tecnica è semplice, ma ciò che rende questo lavoro inimitabile è l’universalità del suo linguaggio.

Il Laboratorio è dedicato alla scoperta, all’uso e alla tecnica delle maschere nella Commedia dell’Arte in modo molto pratico ed immediato avendo come riferimento il testo “Il servitore di due padroni” di C. Goldoni.

Lo stage è diviso in due momenti uno di studio tecnico e uno di pratica di “recitazione all’improvviso”.

Si studieranno alcune tecniche dell’uso della maschera, i caratteri e le stilizzazioni: Servi (Zanni, Arlecchino, Brighella etc.), Vecchi (Pantalone e Dottore), Capitani e Innamorati. Si studieranno e si metteranno in scena anche alcune scene del testo di Goldoni “Il servitore di due padroni” o alcuni canovacci. Le maschere di cuoio.


di Mario Perrotta 

Parola è azione. Attore è colui che agisce. Non agisce solo le azioni che sono previste dalla regia ma agisce anche le parole che pronuncia.

In percorso che procede dal corpo verso la parola, il lavoro si concentrerà sul concetto fondante del mio modo di intendere il teatro: la parola è azione.

Gli allievi indagheranno i processi fisici ed emotivi che preludono  al parlare da attore, tentando di rompere la consueta dicotomia tutta italiana tra corpo e parola, per scoprire che il suono e i significanti che esprimiamo attraverso di esso altro non sono che azioni se per azione si intende qualcosa che tende a modificare la realtà che ci sta intorno.


di Marinella Anaclerio 

Animali selvatici.

“ I Personaggi son come animali selvatici. Se vuoi catturarli senza ucciderli devi saperli osservare e nutrire a distanza fino a quando non saranno loro a venir da te”A. Vassiliev

Analisi del testo. Il lavoro dell’attore sul personaggio parte per me dall’analisi dell’azione principale del testo stabilito e dalla sua composizione. Come individuare e gestire il conflitto alla base della dinamica della scena e del testo ed attraverso meccanismi di improvvisazione guidata scoprire gli elementi chiave del personaggio.

Dall’io dell’attore all’io del personaggio. Costruzione del personaggio attraverso il dialogo dell’attore con il testo ed interiore con se stesso. Nel corso del laboratorio si lavorerà ad individuare i sentimenti dei personaggi per tradurli in una forma espressiva personale e poetica.

La Crew, ovvero il gruppo ovvero la banda, può essere il luogo dove l’individuo si esprime al meglio, o dove sottostà alla legge del più forte. Il teatro è il luogo dove si possono esprimere entrambe le tendenze. Si lavorerà per creare le condizioni affinché̀ ciascuno possa essere riconosciuto e riconoscere gli altri indispensabili al successo dell’evento.  Dunque come moltiplicare il risultato del singolo attraverso quello del gruppo e viceversa.



di Michele Abbondanza

L’essere scenico

E se il corpo non opera in pieno quanto l’anima? Chè se il corpo non è l’anima, che cos’è dunque l’anima? – W. Whitman

Insegnare; far passare dei segni. Da corpo a corpo. Alla maniera dell’arte: tendenziosamente. Un modo di fare scuola strettamente legato al palcoscenico, inteso come luogo di azioni e di sentimenti, nel tentativo di un sentire alto e altro. Un ritorno costante agli aspetti tecnici, improvvisativi e compositivi della danza, al di là di ogni codice e abitudine. In agguato a tutte le potenzialità espressive sceniche, con attenzione particolare all’azione fisica (forma) come contorno presumibile dell’anima e quindi come possibilità più diretta e coerente di fare teatro.


di Maria Cassi

“L’attore è un atleta del cuore”. Questo diceva il grande Antonin Artaud. Infatti la nostra deve essere anche e soprattutto una ginnastica sentimentale ed emotiva. Il gesto teatrale possiede in se l’arte di comunicare non solo a coloro che assistono,ma anche al cuore e all’anima dell’artista che lo sta facendo. Solo attraverso un onesto e profondo “studio” sulle proprie emozioni si diventa capaci di comunicare emozione. Solo attraverso il nostro corpo che vibra per una parola detta si può accendere una luce drammaturgica gestuale e musicale che permette all’attore di parlare e raccontare, di creare unioni e condivisioni indispensabili alla vita umana. Il Teatro come mezzo di crescita emotiva, culturale e soprattutto interiore. In questi incontri si esplora il proprio sentire per far sì che il gesto diventi novella, racconto,incontro,unione e diversità e ancora musica, canto, liricità e poesia dove il ridere possa diventare grimaldello per aperture sconosciute e profonde.


di Serena Sinigallia

LA PRESENZA DELL’ATTORE

L’attore teatrale oggi deve saper essere intenso e credibile. Intenso come il teatro chiede, credibile come tv e cinema ci abituano a riconoscere. Fingere ma con credibilità e intensità, nello spazio vuoto ed evocativo del teatro. Mai come oggi recitare in teatro è diventata una pratica difficile e forse proprio per questo tanto preziosa. Faremo una parte di allenamento fisico, a seguire una di allenamento vocale e poi cominceremo ad affrontare “la composizione”. Si tratta di un lavoro di improvvisazione guidata passo per passo, oserei dire istante per istante, da me. “ La composizione” si fonda sul continuo rapporto tra coro-corifeo-pubblico, uno scambio sempre vigile di comunicazione consapevole. Nello spazio vuoto di una sala, si danza, si canta, si parla, cercando di generare un flusso inesauribile di energia e vita. Non “si prepara” lo spettacolo, bensì “ci si prepara” allo spettacolo. Qui e ora. Ci si allena ad esserci. Perché il più delle volte non ci siamo affatto. Chiedo di preparare a memoria una canzone e due monologhi, uno classico, uno contemporaneo, di non più di cinque minuti ciascuno.
Per il classico voglio che si scelga un pezzo da “Le tre sorelle” di Cechov. Non mi importa del genere, una donna può scegliere un pezzo di un uomo e viceversa, purché si tratti di “Tre sorelle”. Non mi importa della traduzione. Quella che preferite. A vostra scelta, invece, la canzone e il monologo “contemporaneo”, l’importante è che li sappiate bene, molto bene, altrimenti lavorarci sopra diventa difficile. Il resto lo affronteremo assieme di persona.


di Aleksandar Popovski

La cosa che più mi ha ultimamente ossessionato è il Teatro della caduta libera. Si tratta di un metodo attraverso il quale cerco di trovare soluzioni che mi permettono interpretazioni autentiche del testo e dei personaggi. (Elaborazione teorica di questo metodo è parte della mia tesi di laurea). Mi aiuta ad abbandonare la corazza che porta alla caratterizzazione nella primissima prova, che significa definirla nella forma finale. Così parliamo di caduta libera o immersione nella materia, senza dipendere dalla caratterizzazione: per esempio Amleto è malinconico, depresso, ed è passivo?

Questo metodo mi permette grande libertà e uno spazio di ricerca nella creazione dei personaggi e nel mio lavoro con gli attori. Secondo me i personaggi nel dramma Amleto sono la piattaforma migliore per presentare questo metodo.

Il lavoro durante il seminario sarà diviso in tre parti:

  • Teorica: spiegazione del metodo di Teatro di caduta libera
  • Pratica: applicazione del metodo attraverso scene di Amleto.
  • Obiettivo finale: breve performance.

 


di Barbara Toma

Come guida dei corsi AMA sarà mio compito collaborare all’integrazione del lavoro con le altre guide allo scopo di sviluppare il potenziale espressivo del futuro attore e di liberare le sue capacità.

Per trasmettere un messaggio, comunicare un’emozione o raccontare una storia, le parole non sono l’unico strumento che abbiamo a disposizione, c’è una forma potente di linguaggio condivisa da tutto il genere umano e basata sui gesti e sulle espressioni: il non verbale. Il percorso didattico delle Tecniche della Danza, parallelo allo studio degli stili interpretativi, amplia le possibilità espressive attraverso le molteplici possibilità dello strumento del corpo.

Partiremo dalle tecniche della danza per lavorare sul senso di sé e la consapevolezza del proprio corpo in relazione allo spazio e agli altri. Lavoreremo sulla presenza scenica, l’ascolto di gruppo, l’abilità di organizzare istantaneamente il corpo, il suono e l’azione scenica, la memoria fisica e la capacità di lavorare su più livelli contemporaneamente (voce, corpo, testo, azione, interazione).

Per il primo anno il lavoro si concentrerà sulla dinamica di gruppo e il raggiungimento di un livello di tecnica omogeneo per tutta la classe. Per il secondo anno invece il lavoro sarà volto a perfezionare l’essere in scena e il lavoro dell’attore, cercando di mettere in risalto le capacità creative e i talenti individuali.

Di fondamentale importanza sarà lo sviluppo di una forte disciplina, dagli allievi mi aspetto il massimo impegno nello studio, grande autodisciplina e molto coraggio, qualità indispensabili per affrontare la complessità dei compiti dell’attore!

Il training comprende : esercizi di Resistenza fisica (importantissima nel lavoro in scena), tecniche di rilassamento, stretching, elementi di yoga, flying low tehcnique (lavoro a terra), contact improvisation, improvvisazione, composizione e interazione fisica volti a rafforzare una consapevolezza scenica, analisi del proprio movimento naturale, esplorazione della struttura corporea, ricerca di movimento, studio del ritmo, del fraseggio e della dinamica e studio della relazione tra suono/voce e movimento.


di Tonio De Nitto

Agli allievi del secondo anno propongo d’intraprendere un viaggio d’esplorazione nell’universo Molieriano. Proveremo a tratteggiarne figure, a ricrearne attraverso le opere gli identikit dei personaggi e il loro mondo possibile da abitare utilizzando i vari strumenti di cui un attore deve disporre e nutrendolo di letture e altre ricerche individuali. Ci si porrà molte domande sull’azione scenica e sulla costruzione dei personaggi cui si cercherà di dar risposta attraverso la pratica, ovvero nell’esperienza di costruzione di una possibile messinscena.
Si sarà chiamati a rispondere alle consegne del regista preparando anche autonomamente del materiale di lavoro da cui partire.


di Daria Deflorian

Prove di libero rigore. Uno sguardo ad uno dei tanti aspetti del lavoro dell’attore:come far dialogare precisione ed apertura? Come fissare alcune questioni senza spegnere nella ripetizione la forza vitale che vive, invece, di inciampi e sorprese? Come rovesciare questa opposizione, attraverso quali risorse (non ci sono ricette) non casuali?

Ad ogni partecipante si richiede di portare una scena, un materiale – non per forza un testo –  anche in fase di elaborazione che diventa la base personale del lavoro.


di Ippolito Chiarello

Dopo anni di teatro nei teatri ho scoperto una pratica che mi allena al contatto reale con il pubblico. La strada, intesa come luogo fuori dal teatro dove fare il teatro, dove proporlo come relazione diretta artista-spettatore e senza “adattamenti”. Un percorso che si è formalizzato come Barbonaggio Teatrale e che realizza il connubio fra il mestiere d’attore e l’attore autore del suo percorso nelle comunità. Il teatro che viaggia contemporaneamente e con la stessa dignità fuori e dentro l’edificio teatrale e che si rigenera in questa alternanza.

Nel lavoro che voglio proporre, partendo da un tema comune, costruire dialoghi possibili e consapevolezza attoriale del dire e della relazione diretta con un pubblico sempre nuovo e imprevedibile. Sicuro che questo allenamento fortifichi la pratica attoriale anche sul palcoscenico e contribuisca a formare un attore-autore capace di esercitare il suo lavoro ogni giorno.


di Carla Guido

L’AZIONE DELLA PAROLA

Conoscere l’arte della parola vuole dire attraversarla nella sua complessa totalità.Per mezzo del respiro ,dell’ articolazione e dell’emissione vocale si riporta alla luce il proprio e originale fonema .Il percorso di dizione sara’ corredato senz’altro dalla grammatica fonetica che permette al suono compiutezza, affinché esso sveli a chi ascolta l’interezza e la verità della parola.  La consapevolezza dell’ emissione vocale consentirà all’attore di acquisire non solo una maggiore conoscenza del “proprio “organo fonatorio,ma di intraprendere anche un viaggio nel “proprio” DNA  vocale ,per essere  tutt’uno con ciò che si esprime vocalmente.