CASA DOLCE CASA                       

di Alice Maffei

SCENA 1

In una spiaggia tropicale circondata da alte palme. La sabbia è finissima e candida, l’acqua cristallina. Bassi arbusti verdi spuntano qua e là. In lontananza, si sentono risolini di scimmie.

Figlia:                          Mamma!

Mamma:         Arrivo, arrivo

Figlia:              Guarda il colore dell’acqua! Oggi è trasparente

Mamma:         Stupefacente! Incredibile! E guarda che sfumature, che luce calda! Guarda come si increspano lievemente le onde formando questa dolce candida crestina!

Figlia:              E la sabbia oggi è così lucente da sembrare una catasta infinita di monete d’oro.

Mamma:         E senti che brezza di velluto, che odore di sale

Bambina:        E questo pesce? Non l’ho mai visto prima

Mamma:         Tre striature rosse sul capo. Osservalo in controluce. È…

Figlia:                          Iridescente!

Mamma:         Di cosa è capace madre natura… che paradiso, che meraviglia! A proposito di pesce, ho un certo languorino

Figlia:              Anch’io… Stamattina ho fatto due ore di danza tribale, sono esausta

Mamma:         Non avevi il tuo corso di percussioni su conchiglie?

Figlia:              Quello è domani, mamma…

Mamma:         Oh, come si perde la concezione del tempo qui… andiamo a tavola, tesoro

Entrano in una capanna di paglia e legno. La tavola è imbandita con ogni sorta di prelibatezza: aragoste, caviale, ostriche, frutti esotici di ogni genere, un grande piatto con dello spezzatino di carne, dei bonbon zuccherati, una torta gigante

Figlia:              Che profumo! Ma da cosa inizio? Aragoste, ostriche, caviale, che bontà! E questa carne, di che animale sarà?

Mamma:         (la assaggia) credo sia di scimmia

Figlia:              La mia preferita! Ho fatto amicizia con dei ragazzi giù alla baia, sai?

Mamma:         Sì? Chi sono?

Figlia:              Sono fratelli. C’è Elena, che ha sedici anni ed è la maggiore. È bravissima a nuotare. Sa prendere i pesci con le mani

Mamma:         L’ho vista un paio di volte, sì. Ha dei lunghi capelli biondi?

Figlia:              Sì, lei. Poi Piero, dodici anni. È praticamente un piccolo genio. Ha inventato una macchina per prelevare l’acqua dal sottosuolo, non chiedermi come. Sta sempre nella capanna della sua famiglia, sommerso da libri di meccanica.

Mamma:         Ho visto anche lui, credo… non è magro come un’acciuga?

Figlia:              Sì, esatto

Mamma:         E ha un fratello, vero?

Figlia:              Non ti sfugge niente. Sì, si chiama Andrea.

Mamma:         E di lui non dici niente?

Figlia:              Ha quattordici anni

Mamma:         Stai arrossendo per caso?

Figlia:              Ma no, mamma, che dici…

Mamma:         Aah, capisco… qualcuno qui si è preso una bella cotta…

Figlia:              Ma smettila, non è vero ti dico, non è vero

Mamma:         Dai, su, ti conosco come le mie tasche… è carino quell’Andrea, così silenzioso… passami una papaya, tesoro

Figlia:              (rovista in una cesta colma di frutta) mango, carambola, guanabana, maracuya… non ci sono papaye

Mamma:         Ma come no? Cerca meglio

Figlia:              Niente

Mamma:         Impossibile, impossibile ti dico. Le papaye non mancano mai

Figlia:              Controlla tu stessa

Mamma:         Non è possibile. Le papaye… non è possibile!

Figlia:              Rilassati, mamma, c’è moltissima altra frutta… alla servitù sarà sfuggito di…

Mamma:         No! Tu non capisci, non sai! Le papaye sono un messaggio, sono importanti! Significa che il cibo ci è stato consegnato!

Figlia:              Mamma, mi spaventi così….

Suono di interruzione di corrente, come quando si spegne la tv. Buio.

Luce.

Mamma e figlia si trovano in una stanza grigia, sedute ad un piccolo tavolo vuoto, e indossano dei visori oculus. Ci sono una finestra blindata da sbarre, due letti, un tapis roulant, un piccolo bagno in un angolo, e una piccola porticina. Ad un muro è appesa l’immagine sbiadita di una spiaggia tropicale; in basso si legge una scritta “Malibù: un sorso, un viaggio”. Fuori dalla finestra si intravede il deserto. Il cielo è arancione chiaro.

Tolgono gli oculus. La mamma urla.

Figlia:              Non è… non è possibile…

Mamma:         Quei pirati del cazzo! Quegli stronzi, farabutti! Quegli sporchi parassiti!

Figlia:              Ma perché non c’è cibo? Cos’è successo?

Mamma:         Sono stati loro! I tuoi fottuti amici!

Figlia:              Ma cosa dici…

Mamma:         Ti avevo detto di non parlare con nessuno, ti avevo avvertita! Erano pirati! Ci hanno rubato l’identità! Ma tu non mi ascolti mai! Non ce la fai a tenerti le mutande addosso!

La figlia inizia a piangere.

Figlia:              Ma cosa dici, stai farneticando… non capisco, non capisco… cos’è successo? Parla!

Mamma:         Lo sai che il drone che ci consegna il cibo ogni giorno ha bisogno della nostra identità digitale per localizzare la nostra stanza in mezzo a tutte le altre, vero?

Figlia:              Sì, e quindi?

Mamma:         Non tutti hanno il privilegio di vivere in queste stanze blindate… costano care, queste cazzo di prigioni…

Figlia:              C’è gente che non vive nelle stanze come tutti gli altri?

Mamma:         C’è gente che vive là fuori, nel deserto, sì!

Figlia:              Ma tu mi hai sempre detto che nessuno è in grado di sopravvivere là fuori… il sole ci brucerebbe all’istante…

Mamma:         Non volevo che ti balenasse in mente qualche idea di merda, con quella testa che ti ritrovi…

Figlia:              Tu… mi hai mentito consapevolmente… e cosa c’entra tutto questo con il nostro cibo?

Mamma:         È da un po’ che nel Multiverso si dice che alcuni di loro siano riusciti ad entrare in possesso dei nostri oculus e stiano provando a fregarci le identità digitali per farsi consegnare il cibo dai droni. Maledetti schifosi!

Figlia:              Quindi questo significa che…

Mamma:         Che nessun drone verrà più a consegnarci il cibo. Mai più. Rimarremo qui, chiuse in questa stanza, a marcire come due galline in un pollaio

Figlia:              No…. non è vero

Mamma:         Tutti quei sacrifici per comprare questa stupida stanza…

Figlia:              Ieri ho scoperto che la stanza della famiglia di Andrea si trova a meno di un miglio da qui. Se glielo chiedo, sicuramente condivideranno il cibo con noi…

Mamma:         Ma cosa dici? È stato Andrea a fotterci il cibo! È un pirata, lui e i suoi maledetti fratelli!

Figlia:              Sei uscita fuori di testa? Non è un pirata, mai e poi mai! È un ragazzino come me

Mamma:         E anche se fosse, come dovrebbero farcelo arrivare questo cibo?

Figlia:              Vado io a prenderlo.

Mamma:         Sei impazzita? Perché pensi che viviamo da dieci anni in questi cinque metri quadri? La vita non è più possibile, là fuori.

Figlia:              Cosa dovrei fare? Aspettare di morire qui con te? E poi Andrea mi ha detto che là fuori si può sopravvivere, se si rimane per meno di 48 ore

Mamma:         Non mi nominare quel pirata!

Figlia:              Non è un pirata, mamma. Noi ci amiamo.

Mamma:         Vuoi credere ad un idiota qualsiasi incontrato sul server? Potrebbe essere un vecchio grassone che vive nel deserto!

Figlia:              Non è vero! Almeno ci provo, io! Non me ne starò qui con le mani in mano ad aspettare di impazzire, chiusa qui con te! Voglio andarmene, io sono stanca, non ce la faccio più!

Mamma:         Aspetta…

Figlia:              Vado a trovare del cibo, vado da Andrea! Non sto qui a lamentarmi, io!

La figlia apre una porticina. Si accovaccia per passarci attraverso.

Mamma:         No!

Buio.

SCENA 2

Mamma:         Arrivo, arrivo! Stupefacente, incredibile! E guarda che sfumature, che luce calda! Guarda come si increspano lievemente le onde formando questa dolce candida crestina! E senti che brezza di velluto, che odore di sale! Andiamo a tavola, tesoro…

Buio.

IL REGNO DELL’ONDA                  

di Dafne Serratì e Miriana Moschetti

GIORNO 1

(Carlo, con i suoi genitori e la sua sorellina più piccola Elisa si sono trasferiti per l’estate nella loro casa sul mare a Casalabate)

RADIO:           Un’alta marea eccezionale quella che si sta registrando in questi giorni, e che oggi a Casalabate ha raggiunto i + 65 cm sul livello medio del mare. Ciò che preoccupa è il periodo piuttosto prolungato dal quale persiste.

ELISA:            (canticchia) “Me l’ha detto la mammina a colazione stamattina, ci son tanti buoni amici un po’ tristi e un po’ felici ma giocando in compagnia, ogni l..”

CARLO:          Silenzio! Non vedi che io e Giglio stiamo maditando?

ELISA:            State che?

CARLO:          MA-DI-TAN-DO.

ELISA:            Cioè?

CARLO:          Allora cioè quando due, o anche uno eh, sta lì e sta così insomma così, capito?

ELISA:            Non ho capito

CARLO:          E certo che non capisci, come puoi, e poi è un cosa nostra, io e Giglio siamo simili, guardaci! (avvicina il suo viso ai petali di giglio)

ELISA:            Beh anch’io però ho, vedi! Ho la maglietta uguale ai suoi petali!

CARLO:          Non basta Elisa, Giglio un giorno mi ha parlato e mi ha scelto! A te ha parlato?

ELISA:            Sì!

CARLO:          Come sì? Quando? Che ti ha detto?

ELISA:            Ha detto che sono bella e che posso stare con voi! Ecco.

CARLO:          Impossibile, tu non capisci il gigliese, troppo difficile per te, e poi non possiamo essere più di due mi dispiace.

ELISA:            (che trattiene un pianto) Non esiste il gigliese! E il tuo stupido fiore non parla!

CARLO:          Tu sei stupida!

(voce fuori campo)

MAMMA:         Carlo, Elisa! È pronto forza!

(Elisa intanto scoppia in lacrime)

CARLO:          Dai, scusa, non sei stupida, non lo dire alla mamma, non è colpa tua se non capisci.
Vedrai che un giorno capiterà anche a te di essere scelta! E avrai anche tu un amico così speciale con cui maditare.

(Elisa continua a piangere, con un calcio riempie di sabbia il fiore e scappa via,

Carlo la segue.)

GIORNO 2

RADIO:           L’alta marea sembra crescere notevolmente, si registrano a distanza di un solo giorno +80 cm sul livello medio del mare, il bollettino potrebbe diventare rosso nel giro di poche ore. Pertanto si informa la cittadinanza di Casalabate che il rischio di dover evacuare il paese potrebbe essere imminente.

(È notte e Carlo è in spiaggia)

CARLO:          Non preoccuparti Giglio, è solo un po’ di vento, il mare tra poco si calma vedrai, ti stanno solo accarezzando, non tremare!

( Entra, correndo, Elisa)

ELISA:            Carlo! Ma che ci fai qui a quest’ora???

CARLO:          Ma che ci fai tu qui! Torna subito a casa! Sei troppo piccola per uscire di notte.

ELISA:            Tu invece sei grande! Hai sentito la mamma e il papà stamattina?

CARLO:          Sì, e allora?

ELISA:            Carlo! Ce ne dobbiamo andare da qui! Hanno detto che siamo in pericolo, che il mare si può mangiare tutto! E se adesso scoprono che siamo qui? Ho paura.

CARLO:          Infatti tu non devi seguirmi ogni volta! Ho sentito anch’io ! Tu come al solito hai capito male.

ELISA:            Ho sentito benissimo!

CARLO:          No, anzi papà diceva che è ridicolo andarcene da qui!

ELISA:            No! Hanno proprio detto che dobbiamo andare via! Può succedere una cosa brutta brutta!

CARLO:          Ma che brutta! Anzi! Accadrà una cosa bellissima invece, vedi, a breve il mare ci farà entrare nel suo regno! E indovina chi può farci entrare?

ELISA:            Papà? Ha un sacco di chiavi.

CARLO:          Ma no!!! (in gran segreto) Giglio!

ELISA.            No vabbè! Ma tu ci sei già stato???

CARLO:          Beh ma è ovvio! Un sacco di volte!

ELISA:            E com’è??? Racconta? Come si chiama? Chi ci abita? Come sono fatti? Come…

CARLO:          Una domanda alla volta! Allora si chiama… MARELABATE, e chi vuoi che ci viva, i labatini no!

ELISA:            I labatini? E come sono? Come noi?

CARLO:          Beh, più o meno, ma loro hanno le branchie, alcuni le pinne, alcuni sono fatti di acqua, altri di alghe, altri sono conchigliosi, loro fanno male, sì.

ELISA:            E come ci si entra? Tu davvero lo sai?

CARLO:          Certo che lo so. Un giorno due bambini stavano giocando sulla spiaggia intorno ad un fiore magico, ad un certo punto un’onda grande, grande… così (Carlo allarga le braccia) li inghiottì. E così i due bambini vennero trasportati a Marelabate.

ELISA:            E poi?

CARLO:          Ai bambini crebbero le pinne e le branchie per respirare sott’acqua.

ELISA:            Daiii continuaaaa!

CARLO:          I bambini videro un sacco di labatini: un polpo che aveva dei tentacoli fatti di oro, un pesce che diventava enorme quando rideva e un altro che diventava invisibile. C’erano tante casette fatte di sabbia e in fondo c’era un castello grandissimo con 7 torri e un fossato sorvegliato dai giganti conchigliosi.

ELISA:            Wow!

CARLO:          Il ponte lavatoio….

ELISA:            Il ponte lavatoio?!

CARLO:          Sì!!! Il ponte lavatoio si aprì e da lì i bimbi entrarono nel castello, dei cavallucci marini giganti li portarono nella sala grande dove c’era il grande, potente, Re Tritone Giglione e la principessa Sirenella.

ELISA:            Capperetti una sirena! E tu l’hai vista quando sei andato?

CARLO:          Eh non è che ho incontrato tutti tutti, però Giglio mi ha detto che me le farà incontrare la prossima volta.

ELISA.            Anche io voglio conoscerla!! Giglio anch’io voglio vederla ti prego!

CARLO:          Elisa, a te non ti capisce, traduco io aspetta, Giglio anche Elisa vorrebbe conoscere la sirena.

ELISA:            E io che ho detto?

CARLO:          Mh, mh, ha detto va bene!

ELISA:            Quindi per entrare basta davvero Giglio?

CARLO:          Sì, chiunque si prende cura di un fiore magico può entrare nel regno di Marelabate tutte le volte che l’onda arriva. Adesso andiamo a sistemare anche noi le cose per la partenza!

ELISA:            Sì!! “ me l’ha detto la mammina a colazione stamat…”

CARLO:          Shhhhh! fai silenzio o ci farai scoprire!!!!

GIORNO 3

RADIO:           È estremamente necessario seguire tutte le istruzioni rilasciate dalla protezione civile, per evitare incidenti durante l’operazione di evacuazione.

CARLO:          (Carlo riempie il suo piccolo secchio con l’acqua che circonda il fiore, gettandola il più lontano possibile)
Giglio! Sono qui! Adesso ci penso io! Questo secchiello è piccolo ma io sarò più veloce del mare! Cosa sarà mai un po’ d’acqua? E poi non ti porterebbe mai via da me? Vero mare??? Diglielo! Stai solo crescendo, no? Come sto crescendo io!

(Entra Elisa)

CARLO           E tu che ci fai qui?

ELISA:            Cosa stai facendo con il secchiello?

CARLO:          Questo serve a Giglio per aprire il portale!

ELISA:            Ecco perché il mare sta diventando più alto! Ma cos’è questo suono fortissimo? Mi fa un po’ paura.

CARLO:          Queste sono le sirene!

ELISA:            Aah allora ci sta chiamando Sirenella! Quindi tra poco la vedremo?

CARLO:          Sì, brava! È proprio lei, si!

(voce fuori campo della mamma)

MAMMA:         Carlo! Elisa! Dove siete???

(I due bimbi si girano al richiamo della mamma, si guardano, non sanno cosa fare)

ELISA:            Ma se stiamo per andare a MARELABATE perchè sembrano tutti così spaventati? Anche la mamma

CARLO:          No! Che dici sono tutti elettrizzati! Il vento, l’acqua stanno soltanto cominciando a far accadere la magia.

ELISA:            Ma senza fiore dove vogliono andare!

CARLO:          Ho parlato con Giglio, ha detto che questa volta farà un’eccezione per tutti! Ma spetta a noi aprire il portale!

ELISA:            Allora ti aiuto, così il portale si apre più in fretta!

MAMMA:         Carlo! Elisa!

CARLO:          Tu devi correre! fortissimo! Vai a dirle che stiamo per aprire il portale!

ELISA:            Vieni anche tu!

CARLO:          No, devo restare qui con Giglio, è lui che apre ricordi? CORRI!

MAMMA:         Dove siete finiti??? Carlo! Elisa!!!

(Elisa si gira verso il mare e si accorge di un’onda immensa che sta per raggiungere la spiaggia)

ELISA:            Carlo! (gli indica l’onda)

(Carlo lascia il secchiello e resta a bocca aperta, si avvicina alla sorellina e le prende la mano)

MAMMA:         CARLO!!!!

CARLO:          Hai paura?

ELISA:            No! Sono felice! Ce l’hai fatta! Ora incontriamo Sirenella.

CARLO:          Si, Sei pronta? Questa è la nostra onda!

ELISA:            Posso chiudere gli occhi?

CARLO:          Dobbiamo chiudere gli occhi, adesso sai che facciamo? Maditiamo, ricordi come si fa?

ELISA:            Certo, non vedevo l’ora di maditare con voi.

CARLO:          Chiudi gli occhi, e al mio tre, prendi un lungo respiro e trattieni il fiato

( I due bambini si stringono, Elisa chiude gli occhi e si rifugia sulla spalla del fratellino, l’onda ormai, ha quasi raggiunto la spiaggia, Carlo chiude gli occhi insieme a lei.)

CARLO:          Uno, due, tre…

Buio.

Piccola grande madre                    

di Daniela Scozzaro

 Favignana, MariaPia è una giovane donna di 23 anni che lavora come bracciante nella raccolta dei capperi e lavora per un piccolo proprietario terriero che si chiama Don Calogero. La scena si svolge nell’ufficio di Don Calogero.

Maria Pia entra nell’ufficio dopo aver bussato.

Maria Pia :      Don Calogero, la saluto, le volevo parlare di una cosa.

Don Calogero: Dimmi Maria Pia, se ti sei presa il disturbo di venire fin qui sarà importante.

Maria Pia:       Don Calogero le volevo chiedere una grande cortesia: lei sa che non ho mai chiesto niente in tutti questi anni … ma non posso più andare in campo a raccogliere , dovrebbe spostarmi all’invasettamento …

Don Calogero: Maria Pia Che fai comandi tu che mi dici cosa devo fare?

Maria Pia:       Don Calogero, non mi fraintendete ma, al mattino fa sempre piu caldo anche se andiamo in campo prestissimo e quel prodotto che spruzziamo per parassiti mi fa girare la testa …

Don Calogero: Ma è solo come una medicina …

Maria Pia:       Beh insomma io l’etichetta dei componenti l’ho letta …

Don Calogero: Maria Pia non ti sto capendo: secondo te io metto una delle mie raccoglitrici più precise e veloci all’invasettamento che tra l’altro ci stanno le mie figlie?

Maria Pia:       Don Calogero è un po presto per dirlo perché di solito si aspettano i tre mesi … la verità è che io sono in dolce attesa, me ne sono accorta da qualche nausea mattutina e da tanta stanchezza. Sono svenuta due volte negli ultimi 15 giorni, lei sa che sono una brava lavoratrice e che lavorare in campo mi piace, lo faceva anche mia madre e mia nonna, ce l’ho nel sangue. Ma non posso più andare in campo, non ce la faccio in questo stato ho paura per il mio bambino.

Don Calogero: Prima di tutto tanti Auguri e figli maschi. Scusami, che problema c’è? Se non ricordo male tua madre ha lavorato da noi che ti aspettava… tanto si parla solo della stagione.

Maria Pia:       Don Calogero quando mia madre mi aspettava 23 anni fa non c’erano 48 gradi all’ombra, le temperature sono cambiate, tutto è cambiato, le temperature alte hanno portato quei parassiti per cui ora dobbiamo irrorare quella medicina che tanto mi sta dando fastidio e …

Don Calogero: E il dottore? … Penso che lo avete sentito, che dice?

Maria Pia:       Che dice, che dice … in Teoria che sono giovane e sana e che questo mestiere lo posso fare come lo hanno fatto le mie predecessore, anche se adesso il caldo eccessivo rende tutto diverso … in Pratica lei lo sa meglio di me che il Dottor Girolamo è suo amico e mai gli farebbe una scortesia …

Don Calogero: Ma che dice ! Se il dottore dice che lei può lavorare perché contraddirlo? … ma poi hai tuo marito che lavora, non sei mica sola, per me puoi restare a casa

Maria Pia:       Don Calogero ma voi siete una brava persona! Lo sanno tutti! Sì mio marito lavora ma cosa c’entra ! Mio marito è una cosa ed io sono un’altra. Io e da quando ho 17 anni che lavoro qui e l’ho sempre rispettata e ho sempre lavorato bene ed onestamente, può dire diversamente?

Don Calogero: Ma chi dice il contrario, ma pure io non ci posso fare niente, tu lo sai che ho cinque figli e nove nipoti, non mi posso permettere di assumere un’altra ragazza. Devo scegliere tra la tua famiglia e la mia. A volte la vita è dura, cara ragazza.

Maria Pia:       Ma lei pensa che questo ragionamento prima o poi non le si ritorcerà contro? Lei che lavora con la natura, ha conosciuto i suoi cicli e la sua circolarità e che ha faticato per costruirsi tutto questo piccolo regno, lei non pensa che se lei mi fa questo in qualche modo le ritornerà indietro? O a lei o ai suoi nipoti?

Don Calogero: Maria Pia Io non ti sto facendo nulla! Semplicemente non ti rinnovo il contratto! Poi quando ti sei sistemata con il picciriddo te ne torni a lavorare da noi, sei sempre la bene accetta.

Maria Pia:       Ma io voglio lavorare, non voglio stare a casa,voglio offrire un futuro migliore a mio figlio … non ce la faccio a stare sotto al sole cosi cocente come diventato negli ultimi anni, ma altre cose le posso fare!

Don Calogero: Ti ho già detto che all’invasettamento ci sono le mie figlie e non vogliono a nessuno li, sai che sono particolari …

Maria Pia:       Don Calogero lo so, lo so ma potrei fare qualcos’altro! Lei lo sa che mi gestisco sempre sola e che mi può affidare cose da risolvere …

Don Calogero: E sentiamo che potresti fare?

Maria Pia:       Don Calogero per esempio vengono spesso persone che vogliono vedere l’azienda, che ci chiedono che storia ha, vorrebbero visitare le capperaie ma noi siamo sempre di fretta che a volte non abbiamo il tempo manco di vendergli i capperi e sono tutti soldi e pubblicità che perdiamo …

Don Calogero: Quando c’e da lavorare c’è da lavorare e non possiamo perdere tempo con chi è a passeggio …

Maria Pia:       Don Calogero con tutto il rispetto quelli sono soldi a passeggio che vorrebbero fermarsi qui ma che noi rifiutiamo, io ci ho pensato spesso, lei lo sa quanto amore ho per queste piante e che io parlo bene l’inglese col fatto che mio fratello vive Londra … Mi ascolti , io preparo dei giri per i turisti qui a pagamento e facciamo anche qualche assaggio dei nostri prodotti che possono acquistare… abbiamo il tempo preciso per organizzarci e con tutti gli inglesi e tedeschi che girano qui vedra’ …mi dia questa possibilità , da buon imprenditore lei sa quanto è importante a volte osare…

Don Calogero: Sì ma questo non è il momento giusto per fare azzardi, e soprattutto non lo devi decidere tu. Basta sto discorso mi stanco’, vedi di andare a finire almeno la giornata di oggi e poi te ne puoi andare

Maria Pia:       Don Calogero pure io mi sono stancata di pregarla per avere ciò che mi spetta di diritto, vediamo se visto che non risco con lei, se riesco a convincere sua moglie che invece che cantarle la canzone le racconto una bella storia: quella del padrone che si piglia la Rosalina e se la porta nelle cantine, che dice ? Secondo lei la convinco?

Don Calogero: Ma che dici, ma che sai tu?

Maria Pia:       Che so?…So.
Tutto.
Rosalina tante volte è venuta a piangere fra le mie braccia per lei. Poverina non ne ha parlato con nessun altro, nemmeno con sua madre, l’ho consigliata io così, lei voleva sbandierare tutto ai quattro venti perché era innamorata. L’ho convita a partire e a tutelarsi dopo l’aborto.

Don Calogero: Ma cose dell’altro mondo! Tu sai che questa non è terra di chi parla assai?

Maria Pia:       No, questa terra appartiene a chi non ha più paura ed io, con rispetto parlando, con questa vita dentro sento la forza di un bestia pericolosa.
Don Calogero, rifletta, ci può solo guadagnare, manteniamo tutti gli equilibri come sono e mi dia una possibilità.

Don Calogero: Tuo marito si è presa un femmina in gamba, Maria Pia, testarda ma in gamba. Ti do un mese per avere già risultato, altrimenti ti mando a casa come avevamo già detto. Ma ricorda: tu con mia moglie muta devi stare. In ogni caso.

Maria Pia:       Don Calogero, un pesce .Grazie … Anche sua moglie ha sposato un uomo intelligente.

Don Calogero: Bello e intelligente.

Buio

La casa di Bianca                

di Dora Paulì

Siamo in un paesino di poche anime, in collina. Un piccolo angolo di paradiso

inviolato. A ridosso della stradina, la casa di Bianca, si affaccia sulla vallata. Bianca,

donna di 65 anni, ci vive da sempre, nella casa che era stata dei suoi genitori. Ha

perso la vista a causa di un incidente, da bambina. E vive con i suoi ricordi e quella

casa, che conosce a menadito, le facilita le cose ed è tutta la sua vita. Ma soprattutto

è contornata da un silenzio che la pacifica e da un’aria pulita di cui non riesce a fare

a meno. I rumori che la circondano, sono i rumori della natura: il fruscio degli alberi

mossi dal vento, gli uccelli che con il canto la svegliano la mattina, il frinire dei grilli

che la addormentano nelle sere d’estate. Vive con lei una nipote, Alessia, 35 anni,

che per via del lavoro si è trasferita lì. Lavora in Comune nell’ufficio ambiente. Ogni tanto

va a stare da loro per le vacanze anche l’altro nipote, il piccolo Claudio, 8 anni, al

quale Bianca racconta sempre le storie di quando lei era bambina e di come viveva

quei posti, per educare il bambino all’amore e al rispetto della natura, di quel posto

in particolare. E gli ripete sempre che quello è un posto magico che bisogna

salvaguardare perché fa bene al corpo e all’anima. La stagione estiva non si presenta

bene, tarda ad arrivare e si presenta piovosa oltre misura. La situazione peggiora con

il passare dei giorni. Il sindaco non vuole anticipare comunicazioni in merito poiché

ha un’inaugurazione importante per la sua ascesa politica. Alessia già vede, sul percorso

che porta alla casa della zia, le prime avvisaglie di un disastro e cerca di convincerla

ad abbandonare anzitempo la casa, per non correre rischi ed andare con il nipote

nella casa della sorella, che vive altrove. Bianca inizialmente rifiuta di spostarsi,

litigando quasi con Alessia, che ha sì una sensibilità “ecologica” e un attaccamento a

quel luogo, ma è abbastanza realista da capire che non si può salvare con la sola

caparbietà, poi finge di accettare. Fino a che la tragedia si materializza. La protezione

civile effettuato un sopralluogo dichiara l’allerta e sprona gli abitanti ad

abbandonare le case.

Bianca come un capitano che non abbandona la nave ritorna di nascosto alla casa perché lì ci sono tutte le sue cose e i suoi ricordi.

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Scena prima

È giorno, Alessia, è al lavoro, in città. Bianca è in camera sua Bach di sottofondo,

insieme a lei il nipote Claudio. Fuori piove.

Claudio-          (Sta disegnando, seduto per terra.) Uffa zia, ma perché piove?

Bianca-           È solo un poco di pioggia.

Claudio-          Piove forte, tantissimo.

Bianca-           Meglio. Fa bene all’orto.

Claudio-          Ma però è estate! D’estate c’è sempre il sole. Io voglio uscire fuori a giocare.

Bianca-           Tra un po’ vedrai che smette.

Breve pausa di silenzio poi Claudio si alza e va vicino a Bianca

Claudio-          Zia Bianca?

Bianca-           Dimmi Claudio.

Claudio-          Ho pensato…

Bianca-           Cosa hai pensato?

Claudio –        Perché non andiamo a casa mia, giù fa già caldo.

Bianca-           A me piace il fresco.

Claudio-          Quando io me ne vado però, tu resti sola.

Bianca-           Ma c’è Alessia con me.

Claudio-          Sì però, se vieni a stare con noi staremo sempre insieme Così puoi raccontarmi sempre le tue storie, mi prepari le polpette…

Bianca-           (Ride e spegne lo stereo con il telecomando) Sai Claudio, in questa casa io ci sono nata, proprio qui, non in ospedale, come te. Qui ci hanno vissuto la mia mamma, il mio papà. Io dormivo nel lettino dove ora dormi tu. La domenica mattina mi svegliava il profumo del sugo con le polpette, che stava già cuocendo.

Claudio-          Come quelle che mi prepari tu?

Bianca-           Proprio quelle. È stata nonna Tina che mi ha insegnato come si fa…

Claudio-          Continua zia.

Bianca-           Allora io mi alzavo, e andavo a prendere le uova nel pollaio, e la mia mamma me lo preparava, mescolando il tuorlo con lo zucchero. Poi correvo fuori a giocare sul prato, in mezzo alle lenzuola stese ad asciugare.
Quando poi è successo l’incidente, e io non uscivo più, ho imparato piano piano a muovermi senza poter vedere.
So dove è ogni cosa in cucina per esempio, dove sono poggiate le cose sui mobili, cosa c’è nei cassetti…Qui in questa casa io mi sento sicura perché la conosco benissimo. E ci sono tanti, tanti ricordi belli. Per me questa casa è come una nave e io mi sento un po’ come il capitano della nave.
Anche se la nave affonda, il capitano non l’abbandona…Le voglio bene, ecco.

Claudio-          Anche io voglio bene alla mia casa, ma ogni tanto la lascio, tipo per andare in vacanza.

Bianca-           E fai bene, fai bene.

Claudio-          Quando torna Alessia dal lavoro?

Bianca-           Tra poco…strano che stia tardando. Ma ora che ne dici di apparecchiare, per quando arriva Alessia?

Claudio-          (scatta in piedi imitando il saluto militare) Sissignore, signor Capitano!

Nell’istante si apre violentemente la porta ed entra Alessia agitata

Alessia-           Zia ti devo parlare…

Bianca-           Alessia? (Sente dal tono della voce che qualcosa la turba) Cosa c’è ? Di solito quando apri la porta fai tadàààaaaan.

Claudio-          (ripete) Perché non hai fatto tadàààaaannn Aessia?

Alessia-           (Si avvicina al bambino e si accovaccia di fronte a lui) Ascoltami bene Claudio, domani tutti e tre ce ne andiamo da mamma e papà. Tu ora vai a raccogliere velocemente tutti i tuoi giochi.

Claudio-          Dovete parlare di cose da grandi?

Alessia-           Sì, cose da grandi.

Claudio-          Ma perché non finisco qui le vacanze?

Alessia-           Hai visto com’è brutto il tempo qui? Da voi c’è il sole, si va al mare.

Claudio-          Sai che l’ho detto prima alla zia, di venire a stare con me da mamma e papà…Facciamo le vacanze estive insieme allora? Dai, che bello

Alessia            Si, bello! Ora però va a fare quello che ti ho detto.

(Claudio esce)

Scena seconda

Sempre la camera di Bianca

Alessia            (Sempre più agitata) Non volevo parlare davanti al bambino, ma qui la situazione è davvero critica.

Bianca             Alessia, io non ci sto capendo niente. Entri come una furia, dici che dobbiamo andarcene…

Alessia            Zia, fammi parlare… Ti sei resa conto di quanto ha piovuto in questi ultimi due giorni?

Bianca             Certo che sì.

Alessia            Siamo messi male.

Bianca            In che senso scusa?

Alessia            Il fiume. È vicino al livello di guardia.

Bianca             E quindi? È successo altre volte.

Alessia            Ci sarà un’inondazione…e frane. Questa casa è in pericolo!

Bianca             Dove vuoi andare a parare?

Alessia            Dobbiamo anticipare gli eventi e andar via da qui. Subito! ( comincia a fare vai e vieni dall’armadio al letto e comincia a piegare degli abiti)

Bianca             Sei matta? Andarmene da questa casa? Nemmeno se cadesse una pannocchia!

Alessia            (Quasi urla) Zia! Smettila di scherzare. Ti porto via da qui, a costo di prenderti in braccio. Questa volta è diverso, è davvero pericoloso. Dobbiamo andarcene, portare via subito Claudio.

Bianca             Ma perché tutta questa urgenza? Io non la vedo…In ogni senso

Il vento impetuoso fa cadere un albero e il rumore le fa sobbalzare.

Alessia            Nessuna urgenza? (Indica la finestra) Tu zia, non hai idea di come è la situazione là fuori. Sulla strada che porta qui c’è stata una frana in un punto, che ci si passa appena con l’auto. In città, molta gente ha scelto di andarsene, perché vede il fiume crescere. Fa davvero paura. (Va ad accendere la tv )
Tu non ascolti altro che il tuo Bach…anche le notizie del mondo ogni tanto, non farebbe male. Stai sempre chiusa in questa bolla che è la tua casa.

(il tg sta passando la notizia della bomba sulla centrale di Zaporizhzhaia )

Alessia            Ah! Ecco! Corriamo pure il rischio di rivivere Chernobyl. Questo mancava!

Bianca             Non lo vivo come voi tutti, ma non credere che io non me ne accorga che il mondo sta cambiando. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora ed ora, vorremmo correre ai ripari.

Alessia            E c’è ancora chi si chiede se sia colpa dell’uomo o della natura?

Bianca             L’uomo senza dubbio. La natura ha reagito come una donna aggredita.
Messa con le spalle al muro si è difesa! Un calcio nelle palle! Fa male a chi lo riceve, ma non la si può accusare per la scelta.

(Il tg passa la notizia della situazione nella regione. Le donne si interrompono per

ascoltare.)

Alessia            Lo stai ascoltando con le tue orecchie. Hanno dichiarato l’allerta rosso. Ora è nero su bianco. I vicini sono andati via ieri. Non ti ho detto nulla per non agitarti.
Dobbiamo andarcene ora, subito. (La voce è perentoria).

Bianca             Ma come?! Non posso andar via da qui, così.

Alessia            Zia Martina e zio Franco mi hanno chiamata. Sono preoccupatissimi per Claudio, per noi. Dicono di partire immediatamente e andare da loro o verranno loro a prenderci.

Bianca             No no! Non farli muovere da lì. Hai ragione… Bisogna pensare a Claudio…Devi aiutarmi a fare le scatole da mandare giù.

Alessia            Zia Bianca, basta! Tu non vuoi capire. Non c’è tempo! Prenderemo qualche abito e via…

Bianca             Scherzi? E tutto il resto?

(Entra spaventato Claudio)

Claudio           Ho visto dalla finestra della cucina che sull’orto è caduta tanta terra!

Bianca             (Si alza di scatto dalla sedia) Le galline!

Alessia            (verso la zia)   E tu pensi alle galline?! (Esce sbattendo la porta)

Claudio           Perché si è arrabbiata?

Bianca             Non è nulla, forse è molto stanca.

Claudio           Partiamo adesso?

Bianca             Si, partiamo subito. (Cerca di dissimulare il pianto) Si va al mare!

Claudio           Yeeeeeh!!!      (Esce di corsa)

Bianca rimane sola. Si muove per la stanza toccando le superfici, gli oggetti.

Bianca             Una vita tra queste mura, conosco ogni cosa di questa casa, ogni granello di polvere. E adesso tutto finisce. Ci saranno nuovi suoni, nuovi odori. Non sarò più io.

Alessia            Zia! Andiamo! Si fa tardi. (La prende per il braccio e la fa alzare) Mi hanno avvisato che il fiume è esondato.

Bianca             Sembra che abbia smesso di piovere. (Come ad aggrapparsi ad una speranza)

Alessia            È una finta tregua.

Bianca             Claudio?

Alessia            È fuori. Ho chiamato la protezione civile. Sono venuti loro a prenderci. Ci si sposta con i mezzi alti, per via dell’acqua.

Bianca             E la tua auto?

Alessia            Resta!

Bianca             Mi dispiace.

Alessia            È il male minore. Su, andiamo.

Bianca             Va bene, sono pronta (aiutata da Alessia, esce)

Buio

Scena ultima

Rumore di elicottero che si avvicina e poi si allontana. La porta della camera si apre ed entra Bianca appoggiandosi ad un bastone e va alla sedia a dondolo .

Fa un respiro profondo. Con telecomando accende lo stereo.

Bianca             Mi sento meschina per aver ingannato Alessia e Claudio. ”Mi faccio accompagnare da qualcuno in bagno, tu Alessia, resta con Claudio” Scusa stupida ma efficace, non poteva dirmi di no…e nemmeno i signori della protezione. In fondo sono cieca, mica demente. Sarà pure mio diritto decidere per me. Coraggio Bianca, proprio come hai detto a Claudio: Un capitano non abbandona la nave che affonda.             (Comincia a dondolare sulla sedia)

Nel buio, solo una luce diretta su Bianca e la musica di Bach.

L’ALBERO DI MELE            

di Samuele Ingrosso e Samuele Spagnolo

Personaggi

PRESIDENTE

NONNO

VOCE INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI)

SCENA 1

Una lunga tavola imbandita per pranzo luculliano. Una sola sedia a sinistra.

Una poltrona davanti alla tavola, al centro, fronte pubblico.

Il “PRESIDENTE” è in piedi e cammina con un foglio in una mano ed un calice di

vino nell’altra.

Farfuglia.

VOCE INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI): 10 minuti al discorso. Battiti al minuto: 83. Pressione sanguigna: 121 su 80.

PRESIDENTE:           “Salve a tutti. Innanzitutto ci tengo a chiarire che tutte le mie disposizioni hanno sempre avuto come unico fine il bene comune dell’umanità: d’altronde siete stati voi ad eleggermi e ad approvare le mie proposte di legge somministratevi durante la campagna elettorale. Ma la natura ci si è rivoltata contro e non abbiamo mezzi atti a combatterla. Dunque, sono qui oggi per annunciarvi che le risorse…”

Si ferma.

Sbuffa.

AI:                   9 minuti al discorso. Battiti al minuto: 91. Pressione sanguigna: 132 su 83.

Silenzio.

Beve.

Strappa una coda di aragosta e la addenta voracemente.

Guarda la coda e la agita davanti a sé. Sghignazza.

PRESIDENTE:           (masticando) “Sono qui oggi per annunciarvi che le risorse terrestri sono ufficialmente terminate. Io ed i miei collaboratori siamo costretti a lasciare la nostra cara e amatissima madre Terra. Gli ultimi posti sono stati già riservati alle alte cariche. La partenza è prevista per le ore 15:00 e…”

Ride.

AI:                                           8 minuti al discorso. Battiti al minuto: 97. Pressione sanguigna: 135 su 90.

Barcolla, inciampa, cade.

AI:                                           Battiti al minuto: 100. Pressione sanguigna: 143 su 98. Condizioni psico-fisiche critiche. Soccorso psico-cognitivo attivato.

PRESIDENTE:           (urlando) Non mi serve aiuto, stronza.

NONNO:                                 (dietro di lui) David.

Il Presidente sobbalza, sollevando di scatto la schiena. Si guarda attorno.

NONNO:                     Cosa ti è successo David?

Il Presidente fugge carponi lontano da lui.

PRESIDENTE:           Nonno?! Che ci fa qui? C… Cosa vuoi?

NONNO:                                 Tu, cosa vuoi?

PRESIDENTE:           Voglio partire.

NONNO:                                 E gli altri?

AI:                                           7 minuti al discorso. Battiti al minuto: 106. Pressione sanguigna: 148 su 102.
Condizioni psico-fisiche critiche.

NONNO:                                 Che fine faranno gli altri?

PRESIDENTE:           Non mi interessa. Hanno scelto loro di restare qui, hanno scelto loro di essere poveri.

NONNO:                                 Non ti riconosco più, David.

PRESIDENTE:           Nessuno mi chiama più così.

NONNO:                                 Non ti rendi conto di quello che sta succedendo?

PRESIDENTE:           Certo, è per questo che voglio andarmene infatti.

NONNO:                                 Ma dov’è finito quel bambino allegro che conoscevo un tempo? Non ricordi più quei pomeriggi nei campi e alla fattoria? Ti piacevano così tanto.

Il Presidente si alza.

PRESIDENTE:           Quel bambino non esiste più. È morto. Insieme a te (Gli lancia una bottiglia contro).

Silenzio.

AI:                                           6 minuti al discorso. Battiti al minuto: 109. Pressione sanguigna: 154 su 108.
Condizioni psico-fisiche critiche.

Si siede sulla poltrona. Strofina e stringe i braccioli.

PRESIDENTE:           (tra sé) Tu non esisti.

NONNO:                                 Ma tu sì. E anche il resto del mondo.

PRESIDENTE:           Disattivare soccorso psi…

NONNO:                                 Fermo! Per quanto tempo ancora vuoi fuggire da te stesso? Ricordati chi sei!

PRESIDENTE:           Io sono il Presidente! Ho lavorato sodo per esserlo.

NONNO:                                 Tu sei mio nipote!

PRESIDENTE:           No! Io sono solo il Presidente, nonostante te. Anzi grazie a te: sei stato tu a farmi arrivare qui, a rendermi così! Non avrei ottenuto nulla di quello che ho se quel giorno tu non fossi morto ed io non fossi stato spedito in quel collegio a soffrire. Quindi… grazie.

AI:                                           5 minuti al discorso. Battiti al minuto: 114. Pressione sanguigna: 162 su 118.
Condizioni psico-fisiche critiche.

Silenzio

NONNO:                                 Sei felice di ciò che sei oggi, David?

PRESIDENTE:           Vuoi la verità? Sì.

NONNO:                                 La verità? Questa è solo la verità che continui a raccontare a te stesso e che racconti anche a tutti gli altri: non hai approvato tu quei provvedimenti che alla fine ci hanno costretto a fuggire da casa nostra. Tutti i mari sono limpidi e blu, in cielo non ci sono nubi tossiche, nessuna città è devastata. I deserti non sono ricoperti di cadaveri. Nessuna foresta brucia e non è morto nessuno, vero?

PRESIDENTE:           Ma è stata la natura che si è ribellata senza motivo, io non c’entro niente. Non puoi addossarmi le colpe di un mondo che era marcio ancor prima che io arrivassi al potere, mi sono soltanto adeguato.
Non potevo affliggermi per gli errori di qualcun altro. Avevo già il mio di dolore.

Stringe la testa fra le mani, cercando di trattenere le lacrime.

AI:                                           4 minuti al discorso. Battiti al minuto: 130. Pressione sanguigna: 183 su 122.
Condizioni psico-fisiche critiche.

NONNO:                                 David… Ricordi la nostra piccola oasi felice? Ricordi quando accudivamo il bestiame, quando ci prendevamo cura insieme dell’orto? Ricordi le ombre degli alberi che si allungavano? Dicevi sempre: “mi piace questo senso di libertà, di pienezza e leggerezza”. Ricordi il nostro melo?

PRESIDENTE:           (con lo sguardo basso) Sì, l’ho visto ieri. È spoglio e malconcio, ma resiste…. Nello stesso luogo.

NONNO:                                 È questo ciò che ti ha portato da me. Questa è l’unica verità di cui hai bisogno.

Silenzio

AI:                                           3 minuti al discorso. Battiti al minuto: 107. Pressione sanguigna: 155 su 87.
Condizioni psico-fisiche critiche.

NONNO:                                 David… Anche se sapessi che la fine del mondo è domani…

PRESIDENTE:           …Io andrei ancora oggi a piantare un albero di mele.

AI:                                           Battiti al minuto: 85. Pressione sanguigna: 125 su 82. Condizioni psico-fisiche ristabilite al livello ottimale. Disattivazione soccorso psico-cognitivo.

Buio.

SCENA 2

Il “Presidente” è in piedi in proscenio.

PRESIDENTE:           Le risorse del pianeta sono ormai esaurite, molti sono sopravvissuti, molti di noi hanno perduto le persone che amano e non posso fare altro che unirmi al dolore e porgere le mie scuse istituzionali e personali.

Silenzio

Ieri sono tornato nella campagna di mio nonno dopo 51 anni. Non c’era più nulla di quanto avevo lasciato la sera prima d’essere spedito in collegio: solo un mucchio di rovine di un centro commerciale vandalizzato. Vagando in quella desolazione, mi sono imbattuto in un melo che io e mio nonno avevamo piantato tanti anni fa, quando vivevo ancora con lui. Era spoglio e malato, ma era ancora lì. Sono caduto ed ho cominciato a piangere aggrappandomi a quell’unico albero. Mio nonno diceva: “Anche se sapessi che la fine del mondo è domani, io andrei ancora oggi a piantare un albero di mele”.
Per tutti questi anni questo melo era rimasto lì a ricordarmi chi fossi e cosa potessi fare per aiutare il mondo: la soluzione ad una crisi mondiale era sempre stata dentro di me, ad aspettare lì, ad aspettare che io tornassi me stesso.
Ho deciso di non fuggire più. Rimarrò, ripartiremo insieme da qui, da oggi.
La soluzione alla crisi è dentro di noi, ad aspettare che torniamo noi stessi, a ricordarci che, nonostante tutto, siamo capaci di ribaltare le sorti dell’universo, ripescando tutti quanti un passato forse accantonato in qualche scomparto dell’archivio del nostro cuore, per seminare e sperare che un giorno un albero di mele ricresca per davvero.

Buio

PESCIOLINI LUCCICANTI                          

di Stefano Adriano Marzano

PERSONAGGI

Papà, un uomo sui 45 anni

Figlio, un bambino di 9 anni circa

Un papà è su una spiaggia piena di rifiuti, davanti a un fiumiciattolo dal colore poco invitante che da un laghetto di acqua sorgiva sfocia in mare…sulle dune c’è poca vegetazione, quel poco che resta di una quasi estinta macchia mediterranea un tempo rigogliosa

Figlio               Papà c’è ancora tanto da camminare?

Papà               So che lo immaginavi diverso, ma…

Figlio               Vuoi dire che era qui?

Papà               C’è ancora se ci fai caso, è solo un pochino cambiato…

Figlio               Quindi siamo arrivati?

Papà               Lo so, sei un po’ deluso, mi dispiace

Figlio               No papà, grazie per avermi portato qui, ci tenevi tanto a farmelo vedere…

Papà               Ci tenevo perché so che tu ci tenevi…

Figlio               Ma tu sei felice di essere qui con me?

Papà               Certo che lo sono, come potrei non esserlo?!         

Figlio                           E allora perché non sorridi?

Papà                           Beh, ti ho fatto un po’ stancare e forse non è esattamente quel che ti aspettavi…

Figlio               Non preoccuparti papà, sto bene

Papà               Allora, se è così, goditi lo spettacolo! È tutto per noi !!!

Figlio               Dove devo guardare? Fammi vedere…

Papà               Lo senti? Oltre le dune alle nostre spalle c’è un laghetto…è una fonte naturale di acqua sorgiva, per questo l’acqua fa rumore, sgorga da sotto il terreno…

Figlio               E poi?

Papà               L’acqua del laghetto arriva al mare col piccolo ruscello che attraversa la spiaggia, la corrente è fredda, fa anche bene alla circolazione…

Figlio               La gente fa il bagno qui? Non è pericoloso?

Papà               Sì, cioè…prima lo faceva, ora magari è meglio evitare…

Figlio               Ma i pesciolini? Quelli ci sono ancora?

Papà               Certo amore mio, ci siam venuti apposta…adesso arrivano…

Figlio               Forse li vedo, non è tanto limpida l’acqua, ma mi è sembrato di vederli…

Papà               Son piccolissimi e trasparenti, ma con la lisca argentata, luccicano al sole, oggi è un po’ nuvoloso…

Figlio               Magari possiamo tornarci un giorno!

Papà               Sarebbe bello se fosse possibile…

Figlio               Guarda papà eccoli!!! Van velocissimi, che belli !!!

Papà               Quando ero piccolo come te se ne vedevano tanti…

Figlio               Lo so, me lo hai raccontato, ma vanno bene anche questi per oggi…

Papà               Già, oggi è un giorno speciale

Figlio               Papà, ogni giorno è speciale!

Papà               Te lo ha detto la mamma?

Figlio               La mamma dice che lo dicevi tu a lei… poco prima che io nascessi…

Papà               Sì, è vero…

Figlio               Quindi è colpa mia se poi hai smesso di dirglielo?

Papà               Tu non c’entri nulla, i grandi a volte prendono decisioni complicate e fanno anche tante cose sbagliate…

Figlio               Io sono uno sbaglio?

Papà               No tu sei perfetto! Sei la cosa migliore che io abbia fatto in vita mia!

Figlio               Ti voglio bene Papà! Questo posto sì che è perfetto, proprio come me lo avevi descritto nelle tue storie!

Papà               Lo so, non è esattamente un paradiso terrestre…Non volevo che tu…Ecco! Forse la mamma ha ragione quando dice che sono un disastro!

Figlio               Non è vero! è Stupendo!!!

Papà               Lo sarebbe ancora se non avessi preso accordi con quella gentaglia…

Figlio               Come dici?

Papà               Tu, la mamma, la spiaggia, il laghetto…Saremmo tutti più felici adesso, staremmo tutti meglio!

Figlio               Non capisco papà…guarda che bei colori!

Papà               Son sempre stati belli i fiori della macchia mediterranea, lo avrà trascinato dalla corrente…

Figlio               Si papà questo posto è meraviglioso! Avevi ragione a dire che mi sarebbe piaciuto…

Il fiumiciattolo è inquinato, pesci non se ne vedono, l’acqua è scura e emana cattivo odore, galleggiano soltanto rifiuti, il fiore c’è, ma molto stropicciato

Papà               Chissà da dove è arrivato, lo avrà portato il vento, qui ne son rimasti pochi sulle dune…

Figlio               Però profumano tanto!

Papà               Riesci sempre a stupirmi…

Figlio               Facciamo quel gioco con le mani?

Papà               Ne sei proprio sicuro? Non devi per forza…

Il papà è preoccupato perché non vuole che il bimbo tocchi l’acqua sporca

Figlio               Sì voglio provarci…

Papà               Allora, unisci le mani, palmo a palmo, come per fare una coppetta, come quando ti lavi il viso al mattino prima di andare a scuola…

Figlio               Quando potevo andarci…

Papà               Ci tornerai, non preoccuparti, i tuoi amichetti ti aspettano…

Figlio               Papà loro lo sanno…

Papà               Sei pronto? Porta le mani verso l’acqua, prova a raccoglierla e portala lentamente verso di te…

Figlio               Così?

Papà               Guarda adesso fra le tue mani…

Figlio               Wow, ma sono tantissimi!!!Nuotano sui miei palmi…Che Bello!!!

Il bambino ha le mani vuote, non ci sono pesciolini fra i suoi palmi, l’acqua del fiumiciattolo è scura e opaca, il bimbo non vi ha immerso le mani, ha solo fatto finta per tenere contento il papà.

Papà               Sapevo che ci saresti riuscito!

Figlio               A far cosa?

Papà               Sei riuscito a insegnarmi tanto in così poco tempo…

Figlio               Ora però siamo insieme, è questo che conta!

Papà               La mamma ti ha dato qualcosa per me?

Figlio               Sì eccola qui, tieni…leggi pure se vuoi…

Il bambino estrae una lettera dal suo piccolo zainetto e la consegna al papà che la apre, la guarda e cerca di sorridere

Figlio               Allora?

Il papà continua a sorridere con imbarazzo, cercando di celare un sentimento contrastante, vuole vedere il suo piccolo sereno

Papà               Il dottore dice che hai fatto grandi progressi!
Possiamo continuare a fare passeggiate sulla spiaggia e la corrente fredda del fiume ha effetti miracolosi, potrai prendere ancora centinaia di pesciolini se vorrai! Questo gioco ti fa davvero bene, siamo stati bravi a venire qui!!!

Figlio               Sì papà, sono fiero di te! Grazie! Grazie di cuore…

Il papà quasi commosso lo guarda e dopo un attimo di silenzio…

Papà               Dici sul serio?

Figlio               Non preoccuparti, non sono più arrabbiato con te perché sei andato via…Sei stato bravo stavolta!
Ora però so cosa mi aspetta…va bene così, stai tranquillo…Ti vorrò sempre tanto bene, anche quando saremo più lontani…

I due si siedono su un grosso masso a bordo del fiumiciattolo inquinato, il bimbo poggia la testa sulle gambe del padre e si addormenta…Il papà guarda di nuovo il referto del dottore e i suoi occhi si riempiono di lacrime…

BUIO

  UN TORNADO                   

di Vito Panico

PERSONAGGI

TOMAS

JAN

Voce della TV

Tomas sta lavorando al pc e Jan torna dalla cantina dove stava  facendo un controllo. Jan entra in casa

JAN:                           Ma hai visto che vento c’è fuori?

TOMAS:          Guarda non me ne parlare, domani comincio le ferie e  sembra di stare a novembre

JAN:                Muoviti a finire su quel PC, tra poco comincia la partita

Jan apre due birre e ne porge una a Tomas che alza lo sguardo e  lo guarda in maniera incredula

TOMAS:          La nostra famiglia ha quest’azienda vinicola da tre  generazioni e tu che fai? Mi apri due birre? Davvero Jan?

JAN:                Ma stai zitto e bevi, tranquillo non me la dovrai pagare,  spilorcio!

Si siedono a guardare la partita, ad un certo punto viene  interrotta dal telegiornale

JAN:                MA DAI! Proprio ora che stavano a tanto così da fare gol.

GIORNALISTA: È di pochi minuti fa l’annuncio di un’allerta meteo  inviataci dal centro meteorologico guidato dal colonello  Marianský. Ci è stato comunicato che un forte tornado potrebbe  colpire paesi della Moravia, in base alla scala beaufort si potranno  verificare numerosi danni ad abitazioni e monumenti, è  consigliato di trovare quanto prima un riparo sicuro e di non  lasciare in cortile i propri animali domestici. Secondo il parere di  molti esperti questo potrebbe essere il segnale di un precoce e drastico cambiamento del ciclo climatico. Rimanete sintonizzati  per altri aggiornamenti.

JAN:                Sì … il tornado! È più credibile l’allenatore dello Sparta quando  dice che vincerete invece che queste previsioni.

TOMAS:          Io non credo Jan, guarda qui.

Gli mostra dei video del tornado che si è formato

JAN:                Ma ora figurati se si avvicinerà proprio nella nostra direzione

TOMAS:          No no, io torno a casa. Hai sentito che dicevano in tv? Pensa a trovarsi quella cosa davanti …

JAN:                Tu non hai capito nulla, ora rimani qui e mi dai una mano a  mettere tutto al sicuro

TOMAS:          Ah, quindi adesso ci credi

JAN:                Che c’entra? Sicuramente non voglio rischiare. In cantina  abbiamo delle bottiglie pregiate ed altre più vecchie di tua  suocera. Non possiamo lasciarle lì sugli scaffali tremolanti.

TOMAS:          Ma che m’importa delle bottiglie? Io tengo più al mio  culo, tanto se continuiamo a raccogliere più plastica che uva nel  nostro vigneto saremo presto vicini al fallimento.

JAN:                Dopo tutto quello che papà ha fatto per noi e per la vigna tu  hai intenzione di arrenderti così. Se solo ti sentisse papà…

TOMAS:          Ti darebbe ragione, come sempre. (Imitando suo padre)  Guardate che voti prende Jan, guardate come sa correre Jan,  guardate come Jan impara a fare il vino… pure quando cagavi nel  vasino eri migliore di me nel farlo.

JAN:                Ma hai 5 anni, che ti comporti così? Se papà mi elogiava  sempre è perché aveva capito chi avrebbe saputo gestire meglio  questa azienda

TOMAS:          Ma stai zitto, che fino ai 16 anni ti mettevi ancora le  mutande al contrario.

JAN:                Devo davvero risponderti? Beh, sicuramente avrei meno  difficoltà rispetto a quando c’è tua moglie pronta a difendere il  suo “pasticcino caramellato”.

TOMAS:          Non ti permettere mai più a parlare di mia moglie.

JAN:                E quella la chiami moglie? A mio parere è stata lei a  creare il tornado, starnutendo con quel nasone che si ritrova.

TOMAS:          Ho detto di smetterla!

GIORNALISTA:          Ecco le immagini del tornado, al momento non  sono stati registrati feriti, ma ha già danneggiato diversi veicoli e  devastato alcuni cortili. È d’obbligo rimanere al riparo fino alla  cessazione di questo potente fenomeno naturale.

JAN:                Guarda che danni ha combinato tua moglie con quello  starnuto

TOMAS:          Ancora continui? Non sapevo che ora ti importasse tanto  del telegiornale, da quando la direzione non è stata più in mano ai  comunisti tu e papà non facevate altro che lamentarvi di come  facessero propaganda americana.

JAN:                Quando non sai che dire cambi sempre argomento parlando  dei comunisti, eh? Guarda che è anche grazie a loro se oggi  abbiamo un’azienda così grande. Papà è stato bravo a saper  gestire anche questioni politiche per non perdere la vigna

TOMAS:          Semmai papà è stato bravo a leccargli il culo per non  perdere la vigna.

JAN:                Ma sta zitto e ora fammi guardare la partita!

Jan per sbaglio cambia canale dove è in onda la canzone  “Knocking on Heaven’s Door”

TOMAS:          Aspetta un attimo, non cambiare!

Tomas sembra commosso

TOMAS:          Ti ricordi di quando papà la cantava di continuo, qui in  vigna?

JAN:                Come potrei dimenticarlo? Te la faceva entrare in testa e non  finivi più di canticchiarla

TOMAS:          Credo che sia stato proprio in quel periodo che ho capito  che avrei voluto lavorare nella nostra azienda…

JAN:                ( Pensa ad alta voce) Ed è da lì che l’azienda ha cominciato a  fallire.

TOMAS:          Dai, finiscila. Andiamo in cantina a mettere al sicuro le  bottiglie, non sappiamo in che direzione potrebbe andare il  tornado

JAN:                Ahh ora ti interessa delle bottiglie, la prossima volta che mi  servirà qualcosa saprò quale canzone canticchiare allora.

TOMAS:          Solo perché papà ti ha lasciato la maggior parte  dell’eredità, non vuol dire che io non ci tenga.

JAN:                Ora ricomincia a fare la vittima … giacché vuoi anche  vendicarti del peluche che ti ho strappato quando eravamo  piccoli?

TOMAS:          Sapevo che eri stato tu e non il nostro cane … bastardo  che non sei altro. Muoviti e andiamo in cantina a mettere le  bottiglie al sicuro

JAN:                Torna pure a casa da tua moglie, anche se io al posto di stare  con lei preferirei esser portato via dal tornado

TOMAS:          ORA MI HAI STANCATO, JAN! SAI SOLO OFFENDERE LA  GENT?  TI SEI MAI GUARDATO ALLO SPECCHIO? NEANCHE CI  ENTRI PER INTERO!

Telecronista:   Ed ecco il terzo gol per Sparta. Ormai la partita  sembra già assegnata. Vogliamo ricordare agli spettatori che ci  ascoltano dalla Moravia di tener duro, vi siamo molto vicini in  questi istanti di panico dovuti al tornado.

JAN:                NON CI CREDO! Hanno segnato il terzo gol? Andate a  quel paese … vado fuori a fumare

TOMAS:          Il tornado ha portato via anche la vostra vittoria eh?

Jan esce dalla porta ma nota una cosa e rientra

TOMAS:          Ti è passata anche la voglia di fumare?

JAN:                No, ma sei sicuro che quelle birre erano buone? Perché di  solito reggo l’alcool

TOMAS:          Che ti prende?

JAN:                Fuori non c’è più la cantina

TOMAS:          In che senso fuori non c’è più la cantina?

JAN:                Nel senso che la cantina è sparita, va a controllare

Tomas esce e rientra in casa

TOMAS:          (con voce disperata) Ecco qua … Io lo sapevo che prima o  poi sarebbero tornati i comunisti!

BUIO