La residenza ospitata da UUU Artistica Utopia presso la Galleria Ostavinska di Belgrado dal 20 al 25 febbraio ha visto il coinvolgimento di otto partecipanti, sette donne e un uomo di età dai 23 ai 63 anni. I profili degli artisti residenti hanno compreso studi di letteratura e drammaturgia, esperienze nel mondo del teatro, della danza, del circo teatro, del teatro per l’infanzia e la gioventù, dalla prospettiva registica, drammaturgica, attoriale e pedagogica.



20 febbraio:


Il primo giorno di lavoro è stato dedicato alla presentazione dei partecipanti, così da inquadrare i diversi background, ma anche le aspettative, al fine di delineare un percorso stimolante per tutti. Sì è sottolineata la componente cross-settoriale del progetto, volto a favorire l’incontro di persone attente alla tematica del cambiamento climatico per diversi motivi e con diverse competenze. Sì è inoltre indagato l’argomento, per comprendere in che misura questo costituisca un’urgenza per la cittadinanza serba, aprendo il confronto con quella che è l’attitudine italiana allo stesso tema. Il gruppo ha contribuito integrando le informazioni raccolte in precedenza con riferimenti a problematiche specifiche, come nel caso dell’impresa internazionale Rio Tinto, al centro di una protesta contro lo sfruttamento delle risorse che ha recentemente galvanizzato l’opinione pubblica su un argomento che finora non aveva avuto particolare rilevanza. 
La sessione è continuata con un esercizio di narrazione collettiva: i partecipanti – seduti in cerchio –  hanno avuto il compito di raccontate una storia, aggiungendo ognuno una singola parola, con l’obiettivo di rimanere all’interno del quadro tematico. Quando una frase è finita, ne hanno iniziato una nuova. Il primo obiettivo è stato quello della coerenza grammaticale, poi si è perseguita una maggiore articolazione del discorso, sollecitando in tutti la presenza del corpo e dello sguardo e la vivacità della voce. Questo gioco ha favorito la creazione di una traccia narrativa, che via via si è strutturata.


21 febbraio:


Si procede con una introduzione alle varie possibilità offerte da un approccio drammaturgico innovativo, che all’idea classica di rappresentazione sostituisce il principio della presentazione attraverso un dispositivo che scaturisce via via dalla idea progettuale originaria. Viene sollevato da una partecipante il concetto di devised theatre. Ancora una volta viene proposto il percorso di Milo Rau, come emblematico di una rifondazione del teatro: alla visione di spezzoni del film The Congo Tribunal è seguita una discussione per approfondire i caratteri dell’etica ed estetica del regista. Ci si è quindi dedicati a riprendere il gioco delle parole, con maggior rigore nell’andamento logico: i partecipanti sono stati invitati a prediligere frasi brevi, facilmente comprensibili e memorizzabili, facilitando la lenta creazione di snodi narrativi. Dopo un’elencazione delle parole chiave, si è continuato con una sessione di scrittura estemporanea individuale, con l’obiettivo di redigere sinossi di storie appoggiate alle tracce condivise nel gioco.



22 febbraio:


La sessione comincia con l’introduzione di un altro maestro della scena internazionale: Simon McBurney, di cui vengono proposti estratti della performance The Encounter (produzione Théâtre de la Complicité, Barbican Centre Londra 2016). La discussione che segue la visione del lavoro, si amplia alla disamina dei materiali informativi che l’attore e regista ha pubblicato nel sito della compagnia, con particolare attenzione ai caratteri di un approccio alla natura di matrice indigena.
Nella seconda parte della sessione, si continua con la lettura delle proposte individuali, e la selezione di alcune delle parole chiave, ricorrenti nelle storie emerse dal gioco d’improvvisazione testuale dei due giorni precedenti. Da un brain-storming collettivo si sviluppa un plot, nel quale vengono individuati i personaggi principali. I partecipanti vengono divisi a coppie. La prima coppia ha il compito di lanciare la narrazione, le altre coppie di lavorare allo sviluppo della storia attraverso strategie narrative mirate: in un caso si tratta della redazione di uno scambio epistolare tra due dei protagonisti, nell’altro della stesura del report di una terapeuta, che indaga alcuni passaggi oscuri della vicenda esistenziale di un paziente.


23 febbraio:


Il gruppo ha prodotto diversi materiali testuali, che vengono condivisi in originale e in inglese. Ogni coppia prosegue il lavoro su una sezione. Le diverse idee vengono verificate al fine di individuare eventuali incoerenze, che necessitano di essere sciolte o, viceversa vanno potenziate, poiché aumentando l’ambiguità della vicenda, ne restituiscono la complessità. I temi ormai sono chiari: si racconta la decadenza di una piccola comunità, a partire da una condizione di armonia iniziale, minata da un uomo che cede alla corruzione di visitatori stranieri. Viene definita anche l’ambientazione: una remota isola chiamata Antigone. Il nome suggerisce che il conflitto su cui si fonda la storia è tra un padre e una madre, poli di una dicotomia tra i principi maschile e femminile, come nella tragedia velatamente citata. Lo spazio angusto dell’isola coincide con i contorni di un laboratorio, che assume valore emblematico rispetto al pianeta. Quando l’isola viene massacrata dall’illusoria ambizione dell’uomo, presto piegato dalle seduzioni del mondo capitalista, alla madre non resta che allontanare il figlio, consegnandolo a un destino ignoto. Elementi delle tragedie classiche affiorano in una narrazione che non nasconde riferimenti filmici e letterari.


24 febbraio:

Il lavoro di redazione è continuato nei gruppi, cadenzato da momenti di confronto collettivi. Le parti testuali vengono suddivise in modo che il lavoro possa procedere a coppie, lasciando la parte compositiva per il momento di condivisione finale. Alcuni degli aspetti più grotteschi e surreali della storia improvvisata nei primi giorni, cadono a favore di una narrazione mitica, in cui i personaggi assumono caratteri umani archetipici: il padre è l’uomo fragile, la madre una donna connessa a un mondo emotivo in cui il principio di separazione non ha ancora attecchito, il figlio è l’uomo nuovo, costretto a partire per trovare una propria strada e poi indotto dalla propria esperienza di vita a interrogarsi sulle responsabilità da assumere, non senza aver attraversato momenti di buio interiore. Gli altri personaggi ricoprono le funzioni base di una fiaba contemporanea: dall’aiutante alla principessa, che hanno il compito di accompagnare l’eroe nel suo percorso inziatico.


25 febbraio:

Il gruppo di lavoro si riunisce per il montaggio definitivo delle scene e il lavoro di traduzione in inglese, così che il team internazionale possa seguire il percorso, nonostante si sia scelto di realizzare la presentazione in lingua serba per poter permettere la comprensione a un più vasto pubblico locale. I personaggi e i testi delle didascalie vengono assegnati ai partecipanti e viene effettuata una prova di lettura, prima della restituzione finale. A termine di questa si apre un dibattito sulla genesi del lavoro e ci si interroga sulle ipotesi di sviluppo che il testo potrebbe avere, sottolineando che la prima stesura possa essere sottoposta a una verifica per poi procedere a una rielaborazione di alcuni elementi: lingua, scene dialogate, eventuale aggiunta di altre scene o inserimento all’interno della tessitura drammaturgica di brani narrativi, da affidare a un interprete o anche a un coro.